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Incontro decisivo sul futuro di Pomigliano

04 giugno 2010

È appena iniziato il faccia a faccia fra la Fiat e la Fiom. Se non verranno accettare le richieste di Marchionne, la produzione della prossima Panda non avverrà in Italia ma all’estero. In ballo ci sono 5000 posti di lavoro e un investimento da 700 milioni di euro.

IL TEMPO STRINGE - Oggi si saprà già qualcosa sul futuro dello stabilimento campano di Pomigliano d’Arco (in foto). Infatti, è in agenda l’incontro più importante fra i vertici di Fiat e i rappresentanti dei metalmeccanici della Cgil, i più recalcitranti ad accettare le condizioni della casa italiana. Da questo e dall’altro incontro in programma l’8 giugno con tutte le sigle sindacali, si capirà se continuerà a esserci o meno un futuro per lo stabilimento. Secondo l’azienda torinese, infatti, “il tempo sta per scadere” e si dovrà decidere a breve.

LAVORO IN CAMBIO DI SACRIFICI - Sul piatto c’è l’offerta di Sergio Marchionne: il capo della Fiat ha promesso 700 milioni di investimenti per Pomigliano, e lavoro per tutti i suoi 5000 dipendenti (attualmente con cassa integrazione esaurita). Ma solo se accetteranno il passaggio da 17 a 18 turni di lavoro, 40 ore in più al mese di straordinario obbligatorio e se limiteranno l’assenteismo. Richieste che il nuovo segretario della Fiom Landini, non ha esitato a definire “ricattatorie”.

DALLA POLONIA ALLA CAMPANIA
- Eppure, secondo la Fiat, queste sarebbero le condizioni necessarie per portare la produzione della prossima generazione della Panda dallo stabilimento polacco di Tychy a quello campano. Così facendo, Pomigliano passerebbe a sfornare dalle 35.000 automobili l’anno attuali (Alfa 159, 147 e GT) a oltre 270.000. La Fiat, dal canto suo, “pagherebbe” con una minore competitività della Panda sul mercato: secondo alcuni analisti, tra imposte e costi del personale, ogni Panda costruita in Italia costerebbe all'azienda circa 500 euro in più rispetto a una identica costruita in Polonia.



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Ritratto di alberto89
4 giugno 2010 - 13:59
se la cgil non accetta si assume la responsabilita di essere lei a contribuire alla delocalizzazione...è la cgil che fa scappare le aziende...sempre quelli che devono fare i distinguo! mai una volta che gli vada bene qualcosa! peggio di una casta!
Ritratto di Chevaux-HP
4 giugno 2010 - 14:32
Spero di sbagliarmi, ma tutto fa pensare, che anche Pomigliano dopo Termini Imerese sia al capolinea. Anche per Termini Imerese si parlava di un aumento della produzione, poi si tirò fuori la storia che ogni auto costruita costava 1000 € in più, infine si decise di chiudere e portare il modello prodotto in Polonia. Se produrre in Italia costa 500 € in più, sarà forse perchè gli stipendi rispetto agli operai Polacchi sono quasi doppi? Non è il caso di aggiungere altro, bisogna attendere con fiducia, e che tutto si risolva per il meglio.

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