IL TEMPO STRINGE - Oggi si saprà già qualcosa sul futuro dello stabilimento campano di Pomigliano d’Arco (in foto). Infatti, è in agenda l’incontro più importante fra i vertici di Fiat e i rappresentanti dei metalmeccanici della Cgil, i più recalcitranti ad accettare le condizioni della casa italiana. Da questo e dall’altro incontro in programma l’8 giugno con tutte le sigle sindacali, si capirà se continuerà a esserci o meno un futuro per lo stabilimento. Secondo l’azienda torinese, infatti, “il tempo sta per scadere” e si dovrà decidere a breve.
LAVORO IN CAMBIO DI SACRIFICI - Sul piatto c’è l’offerta di Sergio Marchionne: il capo della Fiat ha promesso 700 milioni di investimenti per Pomigliano, e lavoro per tutti i suoi 5000 dipendenti (attualmente con cassa integrazione esaurita). Ma solo se accetteranno il passaggio da 17 a 18 turni di lavoro, 40 ore in più al mese di straordinario obbligatorio e se limiteranno l’assenteismo. Richieste che il nuovo segretario della Fiom Landini, non ha esitato a definire “ricattatorie”.
DALLA POLONIA ALLA CAMPANIA - Eppure, secondo la Fiat, queste sarebbero le condizioni necessarie per portare la produzione della prossima generazione della Panda dallo stabilimento polacco di Tychy a quello campano. Così facendo, Pomigliano passerebbe a sfornare dalle 35.000 automobili l’anno attuali (Alfa 159, 147 e GT) a oltre 270.000. La Fiat, dal canto suo, “pagherebbe” con una minore competitività della Panda sul mercato: secondo alcuni analisti, tra imposte e costi del personale, ogni Panda costruita in Italia costerebbe all'azienda circa 500 euro in più rispetto a una identica costruita in Polonia.

