SCHERZETTI DEI NUMERI - Dopo i rincari del carburante (leggi qui la news) e dei listini delle auto, non poteva certo mancare il rialzo dei pedaggi delle autostrade: è l’effetto dell’Iva, appena salita di un punto percentuale, dal 20 al 21%. Ma gli automobilisti rassegnati a lievi ritocchi all’insù delle tariffe autostradali devono ingoiare un boccone più amaro: gli aumenti arrivano anche al 10%. È il caso delle piccole tratte autostradali. Il motivo? Seguiteci più in basso.
IN DETTAGLIO - I criteri per il calcolo dei pedaggi sono stabiliti da leggi dello Stato e delibere del Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica), recepita nelle convenzioni fra gestori e Anas. L’importo è il frutto di una formula matematica piuttosto complicata. Innanzitutto, c’è una tariffa unitaria, da moltiplicare per i chilometri. Poi va aggiunta l’Iva (21%) e applicato l’arrotondamento, che è regolato da una norma del 2001 (decreto del ministero dei Trasporti 10440/28/133): da 1 a 4 centesimi, l’arrotondamento avviene per difetto; da 5 a 9 centesimi, per eccesso. Per esempio, se il precedente pedaggio con Iva al 20% era di 1,04 euro, l’arrotondamento determinava una tariffa finale di 1 euro; con l’Iva al 21% il pedaggio sale a 1,06 euro, con tariffa finale di 1,1 euro. L’arrotondamento è applicato in automatico, senza alcuna discrezionalità da parte dei gestori.
PENDOLARI COLPITI - A pagare più di tutti i pedaggi arrotondati per eccesso sono i pendolari, che ogni giorno devono sborsare fino al 10% in più sulla breve tratta autostradale (andata e ritorno, ovviamente).