Le 15 auto più belle di sempre

Auto simbolo degli anni Trenta, appartenuta anche a Ralph Lauren, la Bugatti Type 57 SC Atlantic, nata sul telaio della Type 57, si distingueva per un'estetica che offriva aerodinamicità, grazie alla sinuosità delle linee e alla cura maniacale dei dettagli. Basti pensare al pannello che divide esattamente a metà la vettura da entrambe le estremità, ma anche al sedile del conducente molto arretrato, alla carrozzeria in alluminio, alla posizione della ruota di scorta, celata all’interno del padiglione posteriore arcuato. 
Fu un grande successo di vendita, nonostante il costo, e appartenne anche al banchiere Victor Rotschild. Oggi, all’asta, ha un valore di oltre 100 milioni di dollari. I due esemplari superstiti sono ancora simbolo di bellezza ed eleganza: nel 1990 il modello appartenuto a Ralph Lauren vinse il Concorso d’Eleganza di Pebble Beach (concorso vinto nel 2003 anche dal secondo modello), mentre nel 2013 fu premiato al Concorso d’Eleganza di Villa d’Este. Infine, nel 2018 vinse il Peninsula Classics Best of the Best Award come migliore auto d’epoca. 
Il motore è un 8 cilindri da 3,3 litri e 200 cavalli e velocità massima fino a 210 km/h grazie al compressore Roots. Il modello di Rotschild, che è anche l’esemplare n. 1 della serie, è attualmente visitabile (ma a tempo determinato) al Guggenheim, al quale è stata prestata dal Mullin Automotive Museum in California. 

Tra le auto più belle di sempre, non possono mancare anche alcune auto iconiche e il Volkswagen Maggiolino è certamente tra queste. Molto più bella, a nostro avviso, di altre auto rappresentative di una certa epoca, il Maggiolino della Volkswagen è diventata un’auto di culto ed è stata anche il simbolo della rinascita per la Germania, sconfitta e devastata dopo la Seconda Guerra Mondiale. 
Il punto di forza di quest’auto è certamente il suo design, ma anche il grande successo avuto nelle opere culturali (libri, film, fumetti), che l’ha resa una vera e propria auto di culto, tanto che nel 1999 fu considerata alla pari di altri 5 modelli, l’auto più influente del ventesimo secolo. Non a caso è stata anche una delle prime auto più diffuse e prodotte al mondo. 
Nata per aprire il mercato dell’auto anche alle classi meno abbienti in Germania, fu progettata da Ferdinand Porsche, ma l’anno del suo esordio al grande pubblico, il 1939, fu ricordato per vicende più sanguinose e da quel momento in poi la Volskwagen si convertì alla produzione bellica. Nata in tempi infausti e per volere di Adolf Hitler, il Maggiolino della Volkswagen si riprese una rivincita simbolica dopo la guerra, rappresentando un simbolo della rinascita teutonica. 
L’ultimo Maggiolino prodotto uscì in Messico, mentre l’ultimo uscito dalla catena di montaggio è esposto al Museo Volkswagen di Wolfsburg: in tutto il mondo sono stati venduti più di 21 milioni di esemplari. 

In Italia è nota anche per essere l’auto di Diabolik e già questo la rende iconica di per sé, ma la Jaguar E-Type, nota anche con la sigla XKE, che avrebbe dovuto essere il suo nome originale, era qualcosa di totalmente avanguardistico nell’anno in cui uscì, il 1961. Considerata tra le migliori auto sportive (se non la migliore) degli anni Sessanta e della Storia in generale, è una delle 6 auto che fa parte della collezione permanente al MoMA di New York. 
Nata con un motore 6 cilindri da 3,8 litri da 265 cavalli, fino ad arrivare nel 1971 a un motore V12 da 5,3 litri, vantava una velocità massima di 240 km/h. La sua rivoluzione parte dai freni a disco montati su tutte le ruote, dalle sospensioni posteriori indipendenti, dal telaio monoscocca che staccava dal tradizionale telaio a longheroni e traverse. 
Considerata da Enzo Ferrari l’auto più bella mai realizzata, fece la sua prima comparsa al Salone di Ginevra nel marzo del 1961, suscitando moltissimo interesse, al di là delle aspettative previste. Il design era a cura dell’ingegnere aeronautico e automobilistico Malcolm Sayer, nome di punta della casa inglese. 
Fu l’auto di Tony Curtis, Steve McQueen e Brigitte Bardot e in totale furono prodotti più di 72 mila esemplari. 

Nata a scopo agonistico e per competere con la Jaguar E-Type (che Enzo Ferrari amava particolarmente), la Ferrari 250 GTO (acronimo che sta per Gran Turismo Omologato) è ancora oggi considerata da molti come “LA” Ferrari (la rivista USA Motor Trend Classic l’ha definita la migliore Ferrari di sempre). Purtroppo è anche un modello raro, visto che in un biennio ne furono prodotti solo 39 esemplari, ma ebbe il privilegio di avere riconosciuta la tutela del diritto d’autore: in breve, la Ferrari 250 GTO non è solo un’auto, ma anche un’opera d’arte. E figura anche tra i sei modelli presenti nella collezione storica al MoMA di New York. 
La Ferrari 250 GTO montava un motore V12 da 3 litri per un totale di 300 cavalli ed era capace di raggiungere la velocità massima di 283 km/h (stiamo parlando del 1962). Il design di questa Ferrari è frutto del progetto di Giotto Bizzarrini e del carrozziere Sergio Scaglietti: a loro si deve il muso allungato, che andava a ottimizzare la stabilità del veicolo, gli interni arretrati fino al posteriore, la coda tagliata, i pannelli apribili che facevano passare l’aria per il motore, la struttura dei fari, l’assenza di spigolature. 
A oggi è una delle auto con le quotazioni più alte, considerando che nel 2018 un modello è stato battuto all’asta per oltre 70 milioni di dollari, ma il valore è destinato a salire ulteriormente.

Icona degli anni Sessanta, quest’auto sportiva vantava la presenza del motore anteriore longitudinale e la trazione posteriore, entrando nel cuore dei protagonisti della Hollywood del tempo. Il suo cuore era un motore V8 fino a 7 litri e potenza da 425 cavalli. La Chevrolet Corvette ha sfornato otto generazioni, ma quella più bella, a nostro avviso, è stata proprio la C2, nata da progetti di auto da corsa della General Motors. 
La carrozzeria era realizzata in fibra di vetro, mentre le luci anteriori a scomparsa, l’originalità del paraurti e il lunotto a due vetrini fecero entrare la C2 di diritto nella storia delle auto più belle di sempre, tra l’altro quella più amata e richiesta dai collezionisti tra tutte le Chevrolet Corvette. Probabilmente è anche un’auto discutibile, forse per la sua provenienza geografica e per l’ardua concorrenza, ma resta comunque un modello storico se si parla di auto del passato. 

Ci troviamo di fronte a un’auto originariamente pensata per le gare e in particolar modo per competere e sconfiggere la Ferrari alla 24 Ore di Le Mans. Il suo cuore è un motore V8 da 4,2 litri con potenza di 375 cavalli, ma le future versioni svilupparono questa componente, permettendo all’auto di spingere fino alla velocità massima di 340 km/h. 
L’elemento chiave che contraddistingueva quest’auto era senz’altro la sua aerodinamicità e il design con il quale è stata concepita è sinonimo di velocità e agilità: dalla coda tronca alle portiere passando per il tetto, che era dotato di prese d’aria. Guardando la Ford GT40 si pensa subito a una supercar concepita per vincere. Come il modello precedente paga la sua “americanità” e la sua concorrenza con i modelli europei, ma anche a giudicare dalla gola dei collezionisti, non possiamo non citare questo modello come tra i più belli e desiderati di sempre. 

In ogni classifica delle auto più belle di tutti i tempi figura la Lamborghini Miura, tanto da far pensare che forse è lei l’auto seriamente candidata all’auto più bella di sempre (al singolare): il giudizio è soggettivo, ma il successo di quest’auto si vede subito dal mattino, ovvero dalla sua presentazione ufficiale al Salone di Ginevra del 1966, quando fece innamorare tutti gli appassionati accorsi a vederla. 
La prima cosa che salta all’occhio è la sua modernità, ma anche una certa “dolce aggressività” (perdonate l’ossimoro), ben rappresentata esteticamente dai fari anteriori, contornati da prese d’aria che sembrano ciglia sugli occhi. Il design della carrozzeria è a cura di Marcello Gandini e ci parla di curve e sinuosità, di velocità e identità. 
Da citare la copertura in plastica del vano motore, utile per lo smaltimento del calore, ma anche l’altezza della carrozzeria, di appena 110 centimetri, l’eleganza dell’alluminio che ricopre i cofani e poi gli aspetti tecnici e la meccanica, realizzata da Giotto Bizzarrini, Gian Paolo Dallara e Paolo Stanziani, ben esemplificata dal motore centrale posteriore montato trasversalmente (siamo di fronte a un V12 da 3,9 litri con potenza fino a 350 cavalli e velocità massima 300 km/h) per ridurre l’ingombro e la trazione posteriore, risultato di una produzione ingegneristica di alto livello che, a tutti gli effetti, velocizzò le sviluppo delle supercar concorrenti. 
Il nome Miura (P400) si deve a un celebre allevamento di tori e in particolare all’allevatore spagnolo Don Eduardo Miura Fernandez, a focalizzare ulteriormente la simbologia del toro per il marchio italiano. 

Eccoci di fronte a una nuova auto da corsa targata Ferrari. Eccoci, ancora una volta, davanti a una definizione superlativa, quella di “auto da corsa più bella di tutti i tempi”.  
L’idea nacque a Maranello per partecipare al World Sportscar Championship del 1967 e questo modello venne realizzato in 4 esemplari. Montava un motore V12 da 4 litri con potenza da 450 CV e velocità massima fino a 320 km/h. 
Nata da un progetto di Mauro Forghieri, la Ferrari 330 P4 è a tutti gli effetti una delle Ferrari più suggestive, belle e affascinanti mai prodotte dalla casa automobilistica. Con forme possenti, che sembrano quasi scolpite nel marmo, ma allo stesso tempo delicate e agili, la 330 P4 è un perfetto mix tra eleganza estetica e potenza performante. Tutto sembra sposarsi alla perfezione: la sensuale tortuosità delle curve, il muso grintoso e pungente, il cofano che fa sentire la propria presenza nella sua quasi impercettibilità, la capacità di confondere linee e forme attorno a un impianto meccanico nato per competere con Ford e vincere, abbracciando la gloria eterna. Missione riuscita!

Nel biennio 1939-1940, la Maserati vinse due volte alla 500 Miglia di Indianapolis. Per omaggiare e celebrare quella ricorrenza, la casa realizzò la Maserati Indy, disegnata da Elio Mainardi e Virginio Vairo della Carrozzeria Vignale, e la presentò per la prima volta al Salone dell’Automobile di Torino. Si trattava di un modello unico, realizzato su commissione per volere di un imprenditore. 
La Maserati Indy era anche il frutto dei desideri dei clienti, che volevano abbinare la comodità di una vettura abitabile (stiamo parlando di una coupé a 4 posti) con le caratteristiche premium di un’auto sportiva. L’auto presentava un motore V8 da 4,2 litri con potenza da 260 CV e velocità massima fino a 250 km/h, mentre nella versione successiva fu potenziato con un V8 da 4,7 litri e 290 CV, con velocità massima fino a 280 km/h. 
L’esterno è caratterizzato da un muso allungato con fari a scomparsa e prese d’aria sotto il paraurti, tipica caratteristiche delle auto sportive, mentre la coda è tronca, andando quindi ad agire sull’aerodinamicità del veicolo. Gli ampi vetri elettrici e azzurrati ci portano a un interno con sedili in pelle, volante regolabile, sedili anteriori reclinabili, lunotto termico. Ne furono costruiti 1.104 esemplari. 

La Lotus Elite si è sviluppata in due versioni: la prima è stata fabbricata tra il 1957 e il 1966, era un coupé 2 posti compatta e fu presentata al Salone dell’Automobile di Londra. La II Serie fu prodotta tra il 1974 e il 1982 ed è quella che compare in questa classifica.  
Si tratta di un’auto a 4 posti con motore da 2 litri da 155 CV, cambio a 4 marce (nel 1976 divennero 5), 4 freni a disco e trazione posteriore, nata sulla scia del successo delle shooting-brake, auto pensate per unire praticità e sportività. Disegnata da Oliver Winterbottom, presentava linee molto particolari e originali, con muso allungato e coda semitronca, mentre gli interni erano stati realizzati dalla Italdesign di Giorgetto Giugiaro, ricchi di accessori e con possibilità di integrare optional quali climatizzatore e servosterzo. 

Concepita come auto sportiva, in grado di garantire elevate performance, la Lotus Esprit si è evoluta nel tempo di generazione in generazione, dal 1976, anno di nascita, fino al 2004, anno in cui è terminata la produzione. 
Il primo disegno della Esprit fu di Giugiaro, ma allora si trattava solo di una concept car, la Silver Car. Leggera, cuneiforme, semi-piramidale quasi nelle forme, con carrozzeria in vetroresina, motore 2 litri da 160 CV posto sul posteriore, cambio a cinque marce, fece anche una comparsa in un film della saga di 007, ovvero “La spia che mi amava”. Non male per un’auto realizzata in tiratura limitata (900 esemplari) prima che si passasse alla seconda generazione nel 1980, con cilindrata più ampia ma potenza invariata, ma capace di raggiungere la velocità massima di 240 km/h (30 km/h in più rispetto alla prima generazione), e utilizzata ancora una volta da James Bond nel film “Solo per i tuoi occhi”. 
Come già detto, la Esprit migliora di generazione in generazione, diventando sempre più veloce e potente, ma quella che compare in questa classifica è quella della prima generazione, un segno di stile, uno dei simboli degli anni Settanta, con linee precise e pulite, eleganti ma anche aggressive, come il paraurti quasi attaccato a terra, e i fari a scomparsa, altro elemento distintivo di quell’epoca.

All’inizio del Ventunesimo secolo, la Aston Martin decise di battere un colpo e sfoderare un gioiello di autentica modernità: l’Aston Martin Vanquish è un puro spettacolo per gli occhi, ma anche sotto l’aspetto tecnico, con un motore a 12 cilindri da 6 litri e potenza da 520 cavalli, con velocità massima di 321 km/h e scatto 0-100 km/h a 4,2 secondi. Performance straordinaria per una delle auto moderne più belle di sempre: merito dell’eleganza delle sue forme, dell’iconicità che si porta dietro (vedi 007), delle varianti uscite negli anni successivi. 
La Vanquish fu presentata al Salone dell’Auto di Ginevra nel 2001, in un anno in cui fecero la loro prima comparsa al mondo anche la Pagani Zonda C12 S e la Bugatti EB Veyron, due nomi da novanta, ma di cui il modello dell’Aston Martin vinse l’attrattiva nel cuore di esperti e appassionati. 
Il design della Vanquish proviene da una concept car ideata da Ian Callum e presentata 3 anni prima al Salone di Detroit, ovvero la Project Vantage. La Vanquish ha il merito di riprendere quasi in toto quella concept, ma non solo: richiama con omaggi puramente estetici tutto il mondo Aston Martin, rappresentandone quasi il punto definitivo, rivoluzionando l’antico, innovando il design, guardando sia all’aeronautica sia all’aerospaziale, senza dimenticare di passare per la competizione pura, rappresentata al meglio dalle palette al volante e dal cambio manuale robotizzato. 
Bilanciata perfettamente tra tensione e morbidezza, la Vanquish è (ancora oggi) un potentissimo ruggito identitario. 

Tra le auto moderne rappresenta un perfetto raccordo tra i modelli che abbiamo descritto finora e quelli che per ora sono solo concept car. La BMW i8 è un sunto di aerodinamica, leggerezza (grazie alla fibra di carbonio), velocità (si tratta pur sempre di un’auto sportiva) ed ecologia (è una ibrida elettrica plug-in). La sua produzione è terminata nel 2019, ma la BMW i8 ha fatto storia, disegnando linee e trend per il futuro. 
Nell’estetica, si evince il bilanciamento tra aggressività (paraurti e fari anteriori) e leggerezza (forme e linee che favoriscono l’aerodinamicità), esibita anche dall’apertura a elitra delle portiere o dal tetto basso, passando per il posteriore, che quasi scivola a scomparsa, salvo poi mostrarsi in tutta la sua sfacciataggine. 
Gli interni rappresentavano la summa della tecnologia BMW, che agevola il conducente in termini di gestione e orientamento, sacrificando lo spazio (il bagagliaio non è molto ampia) in nome dell’agilità, ma il comfort per i due passeggeri è assolutamente garantito. 
Il cuore della BMW i8 è un 3 cilindri da 231 Cavalli coadiuvato da un motore elettrico da 131 CV (è garantita un’autonomia da 37 km esclusivamente con l’elettrico), mentre la velocità massima arriva fino a 250 km/h (120 km/h solo utilizzando il motore elettrico).