MERCATO A ZERO - Le premesse sono drammatiche, aprile 2020 con ogni probabilità sarà il peggior mese nella storia dell’auto, se si escludono le parentesi belliche. Lo dicono le prime desolanti stime che vedono le immatricolazioni precipitare del praticamente del 100% (in marzo il dato era -85,4%, qui la news). Ciò significa che si stanno vendendo una cinquantina di vetture al giorno, ovviamente solo online (qui sotto la tabella di Dataforce). Per la cronaca in tempi normali si vendono tra le 4.000 e le 5.000 auto al giorno, mentre fino al 10 aprile, il mercato italiano segnava -99%, con un numero complessivo di veicoli venduti pari a 493 unità, di cui 271 auto e 222 furgoni.
LE PREVISIONI - E in un’intervista a Il Giornale, Andrea Cardinali, direttore generale di Unrae precisa che le aziende sono a secco di liquidità e l'impatto della crisi scatenata dal coronavirus può essere devastante. Perché colpisce una filiera che ha imponenti investimenti ed elevati costi fissi in strutture e personale. E l’Italia, oltretutto, è anche il mercato al momento più colpito. Secondo Cardinali ci sono due stime per la chiusura d'anno: la prima con poco più di 1 milione di unità vendute (la più pessimistica); la seconda con 1,3 milioni: la più ottimistica, quando nel 2019 le immatricolazioni erano state di oltre 1,9 milioni.
SERVE AGIRE SUBITO - L’Unrae nei giorni scorsi ha presentato al governo un piano per stimolare incentivi, defiscalizzazione, adeguamento fiscale e aiuti a livello industriale. Si tratta di proposte condivise con le altre realtà automotive (Anfia, Federauto e anche Fca) con un impegno stimato di 3 miliardi da attuare in un lasso di tempo di 18-24 mesi. Ma non c’è tempo da perdere, dicono in molti, e sarebbe auspicabile varare subito un intervento per innescare una ripartenza forte, prendendo in considerazione il forte stock di vetture invendute con motori Euro 6.2 di ultima generazione. Ad esempio una norma sulla rottamazione, con un incentivo di 2.000 euro, potrebbe favorire l'acquisto di queste macchine per aiutare il mercato. L’enorme lotto di auto in questione è composto soprattutto da veicoli con emissioni oltre i 95 grammi/km di CO2. Una mossa che aiuterebbe anche le aziende a proseguire lo sviluppo e la produzione delle nuove motorizzazioni con emissioni 95 g/km di CO2.
NOLEGGIO E MEZZI PESANTI - La situazione è drammatica anche nel settore del noleggio e delle flotte aziendali rappresentato da Aniasa. Marzo ha chiuso con un un pesante -88%. In questo caso il presidente Massimiliano Archiapatti chiede al governo il ripristino del superammortamento, con allineamento al resto dell'Europa della tassazione sull'auto aziendale e l'estensione dell'ecobonus alle vetture usate più green. In crisi nera anche mezzi pesanti: Franco Fenoglio, presidente di Unrae Veicoli Industriali, stima un 2020 con un calo di immatricolazioni tra -30% e -40%.
ANCHE LE DUE RUOTE - Mentre Paolo Magri, a capo di Confindustria Ancma (moto, biciclette e accessori), ha scritto al premier Giuseppe Conte una lettera appello ricordando che l’Italia è leader nella produzione delle due ruote, mentre il nostro Paese vanta il maggiore parco circolante del continente. Le varie aziende generano ricavi per 5 miliardi e danno lavoro a 60mila persone. Il mondo delle ruote ha una rete commerciale che conta circa 5mila negozi: microimprese, spesso a gestione familiare, prive solidità finanziaria che permetta di superare una lunga inattività.