AUMENTO CONTROLLATO - Il prezzo medio di vendita delle auto è aumentato nel corso del 2024, ma non di 1.000 euro come hanno riportato nei giorni scorsi alcune fonti. A dirlo è l’Unrae, l’Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri, che quantifica l’incremento in 228 euro, cioè da una media di 29.868 a 30.096 euro (+0,8%). Il fatturato totale dalla vendita è passato da 46,79 a 46,91 miliardi di euro (+0,3%), nonostante un calo delle immatricolazioni dello 0,5% (da 1.566.521 a 1.558.704 auto vendute). Andando ad analizzare i vari settori del mercato (che è diviso in “segmenti”, in base alla lunghezza delle vetture), ecco come sono cambiati i prezzi medi in base alla tipologia di automobile:
CONFRONTO IMPOSSIBILE - L’Unrae ribadisce che confrontare il prezzo medio del mercato è un’operazione che non ha senso, “perché questo è influenzato dalle variazioni del mix di canali, di segmenti e di alimentazioni: per essere significativi, i confronti vanno fatti quantomeno a parità di canale e di segmento”. Per esempio se i clienti cominciassero a comprare molte più supercar, l’aumento del prezzo medio sarebbe automatico, pur senza un effettivo aumento dei listini. È vero, di contro, che se si considera un arco temporale maggiore, l’incremento dei prezzi è stato molto importante, ma l’Unrae ricorda che i contenuti di prodotto non sono gli stessi anche solo di pochi anni fa. Sono aumentati infatti gli assistenti alla guida (molti diventati obbligatori, altri opzionali), così come le tecnologie di infotainment, tanto che “il valore di una vettura nel 2024 non è neanche paragonabile a quello della stessa vettura nel 2019”, sottolinea l’Unrae. Non vanno dimenticati nemmeno i fattori di produzione (come i costi dell’energia, delle materie prime e della logistica), che hanno subito negli ultimi anni un aumento vertiginoso dei prezzi.
SPENDERE POCO È POSSIBILE - A chi dice che le auto sotto i 14.000 euro sono introvabili e quelle sotto i 20.000 rappresenterebbero solo il 20% del mercato, l’Unrae risponde che nel 2024 la prima fascia ha rappresentato circa il 5% del mercato e la seconda circa il 30%. Lo scorso anno in Italia sono stati immatricolati 24 modelli diversi di segmento A e 79 di segmento B, con quote di mercato pari rispettivamente a 8,3% e 48,1%. Secondo l’analisi dei rappresentanti dei costruttori, le scelte dei consumatori si stanno spostando verso segmenti superiori non per colpa dell’offerta ma per un’evoluzione delle loro preferenze.