“NIENTE CONDANNE ESEMPLARI” - A nove mesi dall’introduzione del reato di omicidio e lesioni stradali (fine marzo 2016, vedi qui), il sito del quotidiano La Repubblica fa un primo bilancio: confrontando i periodi luglio-novembre del 2015 e del 2016, parla di numeri “estremamente deludenti, con incidenti, morti e feriti calati del 3,1%, 4,8% e 3,7%”. E aggiunge: “Non c’è stata un’ondata di arresti in flagranza, non c’è stata una significativa diminuzione di incidenti e morti (anzi i dati di luglio e agosto mostrano un picco di crescita preoccupante), le condanne esemplari sono ancora lontane”. Invece, “il primo effetto concreto della legge rischia di essere piuttosto un diluvio di patenti revocate in automatico a migliaia di automobilisti rei, magari, di aver provocato un banale colpo di frusta in un tamponamento”. Il motivo? Con l’omicidio stradale, si punisce col ritiro della patente per cinque anni anche chi causa lesioni fisiche gravi.
L’OPINIONE DELL’ASAPS - Non la pensa così l’Asaps (l’associazione Amici della Polizia stradale): “C’è un calo di 40 morti nei primi sei mesi dall’entrata in vigore della legge, passati da 604 a 564, con un bel segno meno del 6,62%. Se mantenessimo questo calo fino al 2020, il risultato sarebbe un -33,1%: un buon risultato”. Discorso diverso per la parte della legge che prevede la revoca della patente per cinque anni in conseguenza di ogni incidente con lesioni gravi, anche senza abuso di alcol o droga: “Un’assurdità. Ma questo aspetto, pur discutibile, non deve essere un buon motivo per demolire la legge”.