UNA PREOCCUPAZIONE DI TUTTI - I prezzi dei carburanti, che sono ormai molto alti da parecchi mesi, sono una delle preoccupazioni più sentite dagli italiani. I nefasti effetti delle loro quotazioni sono immediatamente constatabili al distributore ma l’Italia ha un ulteriore fattore aggravante: nel nostro Paese il trasporto merci avviene per la maggior parte tramite camion, una modalità più sensibile al caro-energia rispetto al trasporto ferroviario. Questa situazione sta stressando i bilanci (e il morale) delle famiglie ed è quindi comprensibile che si voglia sapere se questa situazione continuerà. Fare previsioni è per nulla facile, dato che un fatto inaspettato, come è stata l’invasione Russa dell’Ucraina, può provocare in poche settimane contraccolpi molto forti. Abbiamo comunque raccolto le idee di qualche analista per cercare di avere un orizzonte.
UNA PICCOLA TREGUA? - “Stiamo arrivando alla stagione invernale e quindi la forte richiesta di carburante per i viaggi estivi si attenuerà, allentando le tensioni sui prezzi. Rimane da vedere come si muoveranno i produttori che aderiscono all’OPEC, magari tagliando la produzione”: a dirlo è Sean Snaith, direttore dell'Institute for Economic Forecasting della University of Central Florida, come riportato da Money. Anche James Williams, economista energetico presso WTRG Economics, ritiene che l’offerta limitata di petrolio rende improbabile un forte calo dei prezzi dei carburanti: "Penso che avremo un po' di tregua, ma non abbastanza forte da indurre a festeggiamenti". Goldman Sachs ha aggiornato di recente le sue previsioni sui prezzi al dettaglio della benzina negli USA, prevedendo una media nazionale di 3,60 dollari/gallone fino al 2024 per poi calare leggermente rudente l’inverno. L’IEA, l’Agenzia Internazionale dell’Energia, ritiene probabile che probabile che la recente crescita della domanda globale di petrolio rallenterà in futuro dato che “la ripresa post-pandemia ha ampiamente fatto il suo corso”. L’American Automobile Association nota che il prezzo del greggio, che negli USA è circa la metà del prezzo alla pompa, è aumentato di oltre il 20% dalla fine di giugno, spingendo i prezzi ai livelli più alti del 2023.
PETROLIO IN CORSA - È sempre l’IEA, nel suo report di agosto, a evidenziare che i prezzi globali del petrolio sono aumentati costantemente nel mese di luglio e anche in agosto. Il Brent, per esempio, a fine giugno quotava 69,37 dollari barile e a fine settembre era sopra i 92 dollari mentre il WTI era a 73,9 e 95,2 rispettivamente. Tenendo conto che l’esaurimento dei giacimenti non appare imminente (qui per saperne di più) si capisce che le tensioni sui prezzi sono il frutto di tagli all’offerta non legati a scarsità ma a scelte dei produttori. In effetti l’offerta di petrolio dell’alleanza OPEC+ (i tradizionali produttori mediorientali, asiatici e africani più altri - quali Russia, Messico e Kazakhstan - che non fanno parte dell’organizzazione ma agiscono in accordo con essa) è scesa di 1,2 mb/g (megabarili/giorno), toccando il minimo di quasi due anni. La produzione del blocco è scesa di oltre 2 mb/g dall'inizio dell'anno, toccando 50,7 mb/g. Altri Paesi esterni all’OPEC+ hanno aumentato la produzione di 1,6 mb/g fino a 50,2 mb/g: a guidare questa espansione produttiva ci sono Stati Uniti, Brasile e Guyana ma si prevede che l’estrazione del petrolio USA con il metodo del fracking non potrà aumentare di molto.
RAFFINERIE IN AFFANNO? - In effetti la domanda mondiale di petrolio ha raggiunto quest’estate il record di 103 mb/g a giugno grazie anche alla forte domanda dell’area OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, alla quale aderiscono Paesi con un’economia di mercato) e a quella della Cina più forte del previsto. Anche l’IEA ritiene però che la ripresa post-pandemia abbia ampiamente fatto il suo corso e questo, insieme all’accelerazione della transizione energetica, dovrebbe calmierare la domanda. A sostenere i prezzi c’è anche una certa “fatica” delle raffinerie a fronteggiare non solo una domanda in crescita ma anche il passaggio a nuove qualità di greggio (ricordiamo che il conflitto in Ucraina ha indotto l’Europa a cambiare Paesi fornitori) e temperature record che hanno costretto molti operatori a diminuire la produzione. Questo, insieme ai tagli OPEC+, ha contribuito a diminuire drasticamente le scorte di greggio e di prodotti raffinati, con ulteriori tensioni sui prezzi.
COSA ASPETTARSI? - Questa breve rassegna non ha permesso di arrivare a conclusioni certe ma probabilmente ha delineato un quadro che non è purtroppo molto ottimistico: se la fine della ripresa post Covid potrebbe diminuire la domanda e quindi i prezzi, i tagli alla produzione OPEC+, previsti fino a tutto settembre, potrebbero continuare e potrebbero purtroppo bilanciare un calo della domanda. La situazione italiana appare più delicata di quella di altri paesi, sia per il già detto ruolo del trasporto su gomma sia perché il bilancio dello Stato non permetterà a breve tagli delle accise. Queste imposte, a differenza di quanto avviene negli Stati Uniti, sono decise a livello statale e quindi le variazioni dei prezzi sono decise più dalle compagnie e dai gestori.a
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