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Pininfarina: un altro “pretendente” oltre alla Mahindra

02 aprile 2015

Anche il fondo d'investimento Cheyne Capital ha confermato di essere da tempo interessato all’acquisizione dell’azienda torinese.

Pininfarina: un altro “pretendente” oltre alla Mahindra
TUTTI LA VOGLIONO? - Pochi giorni fa è stata resa pubblica la trattativa in atto - addirittura alla stretta finale - tra l’indiana Mahindra e la finanziaria Pincar, facente capo alla famiglia Pininfarina e proprietaria della società Pininfarina spa, per l’acquisto da parte degli indiani della celeberrima azienda di design e engineering. Poche ore dopo la diffusione della notizia il fondo d’investimento inglese Cheyne Capital ha tenuto a far sapere che alla Pininfarina è interessato anche lui, e che già l’anno scorso ha avviato una trattativa per l’acquisizione, poi sfumata.
 
PRETENDENTI NOTI - Cheyne Capital è un fondo di investimenti londinese che opera in diversi paesi del mondo e avrebbe proposto di rilevare l’azienda previa ristrutturazione del debito (in sostanza una ulteriore diluizione dopo quella di due anni fa) e accordo con le banche creditrici che al  momento hanno in mano il bastone dell’effettivo comando. Mentre era ancora in corso questa trattativa, si è proposta la Mahindra, che peraltro già altre volte aveva cercato di chiudere l’affare, mai definito a causa anche qui del debito pesante gravante sui bilanci della Pininfarina.
 
IN CODA - Con i contatti Pincar-Mahindra in avanzato stato di discussione, la Cheyne Capital ha fatto intendere di essere comunque pronta a tornare a discutere l’acquisizione nel caso non fosse concluso l’accordo tra Pininfarina e indiani. Dunque in questa fase la questione è aperta sul versante indiano, e c’è chi sostiene tutto dovrebbe definirsi (in un verso o nell’altro) entro il mese di aprile. 
 
MOLTI DEBITI - Gli elementi della vicenda sono i profili dei due aspiranti acquirenti: squisitamente finanziario quello della Cheyne Capital; industriale del settore automotive quello della Mahindra (proprietaria anche della coreana Ssangyong). Oltre a ciò c’è poi il debito dello Pininfarina: il bilancio relativo all’esercizio 2014 ha registrato un risultato operativo di 3,9 milioni di euro (con fatturato di 90 milioni). Da ciò è derivato un passivo di 1,3 milioni, contro i 10,4 milioni del 2013, quando la posizione finanziaria complessiva negativa era già di 36,4 milioni di euro (30,6 milioni nel 2012). 
 
E POI C’È LA BORSA - Già queste cifre costituiscono un problema non indifferente per chi ha in mente di rilevare la Pininfarina, qualsiasi sia la prospettiva di gestione (ristrutturazione e rilancio dell’attività di design nel mondo, per la Cheyne Capital; ristrutturazione per una attività molto centrata sui marchi del gruppo Mahindra, che è proprietaria anche degli scooter Peugeot). 
 
FIDUCIA SÌ, MA… - Ma non solo. A complicare ulteriormente le cose c’è la notevole crescita del valore delle azioni Pininfarina registrata negli ultimi giorni, dopo la notizia del possibile acquisto da parte della Mahindra. Il 25 marzo la Borsa di Milano ha registrato un aumento del 26% per il titolo Pininfarina, oggi a metà pomeriggio le azioni Pininfarina erano quotate poco meno di 6 euro, in crescita del 2,9.
 
INCERTEZZA - Va anche detto che il 26 marzo la Pininfarina aveva precisato che con la Mahindra non era stato concluso alcun accordo vincolante,  e ciò aveva provocato una rincorsa al ribasso tanto che gli scambi del titolo erano state sospesi per eccessi di ribasso.
 
PROBLEMI FINANZIARI - Poi però il titolo ha ripreso a salire, e la tendenza denota l’apprezzamento del mondo borsistico per la prospettiva indiana, ma al tempo stesso crea problemi all’intera operazione per l’eccessivo rialzo del valore delle azioni, che renderebbe troppo costosa la prevista Opa, cioè l’acquisto dei titoli azionari da parte della Mahindra. Al momento la questione sarebbe in stato di stallo proprio per questa incognita sui possibili costi reali dell’operazione.


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