LOBBY POTENTE - Riecheggiano ancora le parole del Presidente dell'ACEA Sergio Marchionne, pronunciate qualche settimana fa, secondo il quale l'industria dell'auto in Europa soffrirebbe di un eccesso di produzione stimato attorno al 20% (qui la news). Su questo concetto pare che i produttori siano tutti d'accordo. A Marchionne si è infatti subito accodato Stephen Odell, responsabile di Ford Europa, mentre ora è il turno dei vertici di Renault.
IN GIOCO IL FUTURO - Intervenendo a margine del Salone di New York Carlos Ghosn (foto sopra), CEO di Renault-Nissan, ha infatti dichiarato che la perdurante crisi del debito in Europa costringerà Renault ad adottare tagli drastici ai propri bilanci. Anche Nissan si trova in una situazione simile in Giappone, a causa dello Yen forte. Secondo Ghosn se nei prossimi cinque o dieci anni i governi europei non permetteranno alle case di tagliare posti di lavoro, metterebbero una serie ipoteca sulle strategie future dei produttori stessi.
BRACCIO DI FERRO - Il messaggio appare chiaro: o ci lasciate liberi di licenziare, oppure muoveremo i nostri stabilimenti in Paesi dove il costo del lavoro è più conveniente e dove i lavoratori godono di protezioni ridotte. Il Governo francese ad esempio, principale azionista di Renault con il 15%, ha però più volte messo in guardia l'azienda dal licenziare lavoratori sul suolo patrio.
LA CRISI NON C'È DAPPERTUTTO - Se l'agenzia di rating Standard & Poor's ha recentemente previsto un calo totale del mercato Europa attorno al 5%, Ghosn ha però sottolineato la continua crescita di Nissan negli Stati Uniti. Nonostante il cambio sfavorevole dollaro-yen, nel mese di marzo l'incremento rispetto allo scorso anno si è attestato al 12,5%. Il paragone con il mercato francese è impietoso: Renault ha immatricolato nello stesso periodo solo 42.908 pezzi, con un calo del 30%. Le previsioni del direttore commerciale di Renault per la Francia, Bernard Cambier, per il 2012 parlano di una flessione totale del mercato europeo stimata attorno al 10%. In qualche modo l'Europa dovrà pur reagire, ma siamo sicuri che la strada indicata delle case sia l'unica percorribile?