CHIARIMENTI E RISPOSTE - Marchionne risponde agli attacchi e alle sollecitazioni che nei giorni scorsi (qui la news) sono caduti su di lui e sulla Fiat dopo che con un comunicato ufficiale della Fiat aveva detto che il piano di sviluppo chiamato “Fabbrica Italia” non c’era più, e con esso non c’erano più i 20 miliardi di euro di investimenti. Si potrebbe pensare che Marchionne abbia voluto difendersi, ma l’intervista rilasciata al direttore del quotidiano la Repubblica (qui sopra), Enzo Mauro, ha tutto - toni e contenuti - di un attacco. Un attacco si potrebbe dire a 360 gradi, perché nelle parole dell’amministratore delegato della Fiat ce n’è per tutti, o quasi tutti.
LE PERDITE - Se molte sono le argomentazioni addotte, quella fondamentale è la crisi del mercato italiano, “sotto a un milione 400 mila automobili vendute, ciò significa che ne abbiamo perso un milione e centomila in cinque anni”. E ai numeri di mercato Marchionne accompagna quelle di bilancio: “La Fiat sta accumulando perdite per 700 milioni in Europa”. E quest’ultimo dato serve all’ad della Fiat per spiegare efficacemente la sua strategia: la Fiat “sta reggendo a questa perdita con i successi all’estero”. E questo concetto Marchionne lo riprende e illustra ancora più chiaramente, presentandolo come la sua strategia: “Cerco di assecondare la ripresa del mercato Usa sfruttandola al massimo per acquisire quella sicurezza finanziaria che mi consenta di proteggere la presenza Fiat in Italia e in Europa in questo momento drammatico”.
SPERANDO NEGLI USA - La visione globale del mondo dell’auto è alla base del pensiero di Marchionne: "Io gestisco un'azienda che fa 4 milioni e 100 mila vetture all'anno. La scorsa settimana sono andato a Las Vegas per un incontro con i concessionari: tra novità e restyling gli abbiamo fatto vedere 66 vetture. Si rende conto? È il segno di un'espansione commerciale fantastica di un'azienda globale. Che va giudicata in termini globali. Chi cresce a questi ritmi negli Usa e anche in America Latina, forse sa fare automobili, forse capisce il mercato". E ancora: “se io sviluppo un'auto in America e poi la vendo in Europa guadagnandoci, per me è uguale, e deve essere uguale". Dando evidentemente per scontato che la cosa è uguale per gli azionisti e del resto la cosa è resa esplicita da un altro dato citato da Marchionne: “Quest’anno la Fiat guadagnerà più di 3 miliardi e mezzo a livello operativo, tutti fuori dall’Italia, netti di quasi 700 milioni che perderà nel nostro Paese”.
FATTI E POLEMICHE - Con il suo sciorinare cifre e dati reali Marchionne fa fronte a molte critiche, ma forse proprio per abbondanza di riferimenti finisce con il lasciare insoluti non pochi interrogativi e a mostrare qualche arroganza. Di fronte a tante critiche replica “Ci sarebbe da domandarsi chi ha dato la cattedra a molti maestri di automobile improvvisati”, fino a rasentare l’insulto, dicendo che a porsi tale domanda “significherebbe starnazzare nel pollaio più provinciale che c’è” che pare voler dire che giudica degli starnazzi le opinioni critiche.
NON SI VENDE - Quanto ai quesiti insoluti, ne basta uno per tutti: quella sulla mancanza di prodotti nuovi. La risposta dell’amministratore delegato della Fiat è tutta basata sul ragionamento che se non si vende è inutile progettare e proporre cose nuove. Senza nessun riferimento ai tempi lunghi della progettazione automobilistica e a una previsione su che cosa succederà quando il mercato potrà riprendersi, se non ci saranno prodotti nuovi. Comunque, a proposito delle prospettive, Marchionne inietta ulteriore pessimismo, sostenendo che sino al 2014 non ci saranno segni di ripresa, e quindi non ci saranno investimenti.
PERDITE DI TEMPO - Alla domanda di chiarimenti sul futuro avanzata anche dal governo, Marchionne risponde che ne parlerà con i ministri Passera e Fornero, ma anche qui non trattiene un atteggiamento di sufficienza, aggiungendo un perplesso “E poi?” lasciando aperta l’interpretazione che giudichi la cosa abbastanza inutile.
MONTI PROMOSSO - Comunque a proposito di politica e di governo Marchionne non lesina un giudizio positivo nei confronti del presidente del consiglio Monti e sulla sua azione di governo: “Il Paese soltanto un anno fa era fallito, lo avevamo perduto. Solo l'intervento di un attore credibile ha saputo riprendere l'Italia dal baratro in cui era finita e risollevarla. Ce lo siamo dimenticato?”.
AZIONISTI SALVI - Tutta l’intervista di Marchionne, sia pure in un quadro che non lascia fuori nulla, è comunque incentrata su un aspetto della sua missione: gli interessi degli azionisti. Perché anche a proposito delle responsabilità nei confronti del Paese aggiunge “va di pari passo con quella nei confronti dei miei azionisti”. E questi ultimi, come si è visto, non hanno di che lamentarsi.
RISPOSTE DI OGNI TIPO - Alla venatura “popolare” Marchionne vi ricorre nel ricordare che non è nato in una casta privilegiata: “mi ricordo da dove vengo, so perfettamente che mio padre era un maresciallo dei carabinieri, non sono l’uomo nero”. Quanto alla non poco sorprendente ripicca salta fuori quando Marchionne respinge le critiche mossegli dall’industriale delle scarpe Tod’s, Diego Della Valle. Marchionne afferma “tutti parlano a cento all'ora, perché la Fiat è un bersaglio grosso, più delle scarpe di alta qualità e alto prezzo che compravo anch'io fino a qualche tempo fa: adesso non più”.