STUDIO AUTOREVOLE - Il Centro Internazionale Ricerca sul Cancro facente capo all’Organizzazione Mondiale della Sanità hanno classificato i motori diesel come cancerogeni. L’iniziativa viene dopo un lungo dibattito sull’argomento e assume il carattere di parola definitiva. Le conseguenze per il mondo dell’automobile e per il motore diesel potrebbero essere molto pesanti.
I RISCHI - Finora i gas di scarico dei propulsori a gasolio erano classificati come “cancerogeni probabili” (gruppo 2A). Ora nella classificazione ufficiale del CIRC-OMS sono passati nei “cancerogeni certi” (Gruppo 1A). Il rapporto del CIRC-OMS con cui è stata argomentata la riclassificazione recita: “Le prove scientifiche sono irrefutabili e le conclusioni del gruppo di lavoro sono state unanimi: le emanazioni dei motori diesel sono causa del cancro ai polmoni”. Lo studio riporta anche che i test sono stati compiuti su un campione di popolazione molto esposta agli scarichi diesel (minatori, lavoratori nei parcheggi) e su questi soggetti si è rilevato un rischio elevato per il cancro alla vescica.
DIESEL PULITI OVUNQUE - Viene anche sottolineato come gli importanti passi avanti fatti dall’industria automobilistica per migliorare la situazione, restano gravi problemi per l’enorme parco circolante motorizzato con propulsori non dotati delle più moderne soluzioni tecniche. Proprio questo aspetto è stato preso in considerazione dall’Acea (l’organizzazione dei costruttori europei di automobili) la quale ha precisato di voler esaminare il rapporto nel dettaglio, ma che comunque ritiene importante riuscire a diffondere le nuove tecnologie relative ai propulsori diesel in tutto il mondo e non soltanto nelle realtà più sviluppate.
FUTURO INCERTO - Difficile prevedere quali possano essere le conseguenze della netta presa di posizione dell’organismo internazionale della sanità. Se da un lato è poco probabile che ci siano provvedimenti a breve termine che limitino la diffusione dei motori diesel, a causa delle enormi implicazioni economiche, d’altra parte appare inevitabile che nel lungo termine l’argomenta non possa che sfociare in qualche forma di irrigidimento degli standard ammessi per le emissioni, e quindi sull’impiego di questa motorizzazione.