Da ieri Antonio Filosa è il nuovo ceo del gruppo Stellantis. Il manager napoletano classe 1972, con una lunga carriera interna, entrerà ufficialmente in carica a partire dal 23 giugno. Ma oggi era già in visita alla fabbrica torinese di Mirafiori (nelle foto di questa pagina) per iniziare il tour presso le principali strutture della galassia Stellantis e conoscere uomini e criticità di un costruttore che ha un’impronta globale. La sua nomina arriva in un momento cruciale per il gruppo automobilistico, che affronta sfide significative su più fronti, dalla transizione verso l’elettrico alle tensioni geopolitiche. Le questioni sul tavolo sono numerose e complesse, richiedendo visione strategica e capacità di gestione in un mercato globale sempre più competitivo e incerto.

Una delle prime grane che Antonio Filosa dovrà affrontare riguarda il mercato nordamericano, uno dei più redditizi per Stellantis considerando che al suo interno ci sono alcuni dei marchi storici dell’industria automobilistica a stelle e strisce. Negli ultimi due anni, il gruppo ha visto una contrazione significativa della propria quota di mercato negli Stati Uniti, passata dal 12,5% all’8%. Le ragioni sono molteplici: da un lato, politiche di prezzo troppo aggressive che hanno allontanato la clientela, dall’altro una gestione delle scorte inefficiente che ha messo in difficoltà i concessionari, molti dei quali hanno pubblicamente criticato la linea del precedente management guidato da Antonio Tavares. Il nuovo ceo dovrà ricalibrare l’intera strategia commerciale, rilanciando i marchi Jeep, RAM e Chrysler con modelli più centrati sul mercato e una politica promozionale più equilibrata.
Allo stesso tempo, una delle sfide più strutturali è quella della transizione verso l’elettrico. Filosa dovrà guidare Stellantis nel rispetto degli ambiziosi obiettivi di elettrificazione, come lo stop ai motori termici in Europa previsto per il 2035, e al contempo gestire le incertezze del mercato, la necessità di sviluppare infrastrutture di ricarica adeguate e la strategica filiera delle batterie, con un occhio di riguardo alla gigafactory di Termoli. Si tratterà di bilanciare sostenibilità ambientale e sostenibilità economica, rivedendo probabilmente il piano industriale per adattarlo alle mutevoli condizioni e alle richieste di maggiore flessibilità.

Sul fronte internazionale, la pressione è forte. La Cina non è solo un mercato, ma un agguerrito concorrente, con produttori come BYD che avanzano rapidamente in Europa con modelli competitivi. A questo si aggiungono le tensioni geopolitiche e la minaccia di dazi, in particolare da parte degli Stati Uniti, che potrebbero impattare significativamente le politiche commerciali e i flussi di import/export. Filosa dovrà definire una strategia chiara per affrontare la concorrenza asiatica e navigare le complesse dinamiche tariffarie.
Un altro fronte delicato riguarda i rapporti con i ciascuno dei soggetti direttamente o indirettamente coinvolti nell'attività dell'azienda. Sotto la guida di Tavares, Stellantis ha migliorato fortemente i propri conti, ma ha anche generato frizioni con sindacati, fornitori e dealer. Le relazioni industriali in Italia, Francia e Germania hanno mostrato segni di affaticamento, con scioperi e contestazioni dovute alla paura di dismissioni e tagli occupazionali. I fornitori, dal canto loro, si sono lamentati della compressione dei margini e di tempi di pagamento sempre più lunghi. Filosa è chiamato ad aprire una nuova stagione di dialogo, riportando il confronto su binari più costruttivi, dove l’efficienza economica si accompagni al rispetto delle esigenze sociali.

Una sfida sottotraccia ma non meno importante sarà la razionalizzazione del portafoglio marchi. Stellantis gestisce oggi 14 brand, molti dei quali con storie gloriose ma oggi in difficoltà. Brand come Lancia, Alfa Romeo e DS necessitano di un posizionamento più chiaro, così da evitare cannibalizzazioni interne e dispersione di risorse, mentre la Maserati avrebbe bisogno di investimenti adeguati per essere rilanciata. La valorizzazione dell’identità storica dovrà andare di pari passo con l’innovazione tecnologica, ma sempre con un occhio attento ai conti. Un caso emblematico è quello di Lancia, rilanciata solo di recente con un modello - la nuova Ypsilon - che però non basta per sostenere un vero ritorno su scala europea.
Sul fronte finanziario, Filosa eredita una situazione preoccupante. Dopo anni di margini record, nel 2024 Stellantis ha visto gli utili operativi scendere da oltre 25 miliardi di dollari a circa 9 miliardi. Il titolo ha perso il 27% in borsa in meno di dodici mesi, un dato che pesa enormemente sulle aspettative degli investitori. Per invertire la rotta, sarà necessario presentare un piano industriale credibile, che preveda crescita organica, razionalizzazione dei costi e una narrazione più convincente verso i mercati finanziari.

Particolarmente sentita in Italia è la questione del futuro degli stabilimenti nazionali. Molti osservatori, sia politici che industriali, hanno accolto con favore la nomina di un italiano alla guida di Stellantis, sperando che questo possa tradursi in una rinnovata centralità del nostro Paese nelle strategie del gruppo. Filosa conosce bene la realtà produttiva italiana, ma dovrà dimostrare di poter coniugare questa sensibilità con una visione realmente internazionale. Il dialogo con le parti sociali e con il governo italiano sarà cruciale per assicurare un ruolo centrale al Paese nelle strategie future del gruppo. In gioco ci sono migliaia di posti di lavoro, investimenti strategici come le gigafactory per le batterie e la sopravvivenza stessa di una cultura automobilistica radicata ma oggi in affanno.

















































