OBIETTIVI LONTANI - La sicurezza stradale è da anni un frangente su cui l'Unione Europea investe risorse e impegno politico, ben sapendo che gli incidenti sono fra le principali cause di mortalità e disabilità nel nostro Continente: stando ai dati forniti dalla Commissione Europa, per ogni decesso in seguito ad un incidente si registrano 4 episodi di disabilità permanente, 8 infortuni gravi e 50 minori. L'UE ha messo a punto un programma di monitoraggio sugli incidenti in 32 paesi dell'area europea e chiede agli stati di lavorare per ridurre anno dopo anno il numero degli incidenti stradali, con l'obiettivo di farli dimezzare nel 2020 rispetto ai numeri del 2010. L'obiettivo però sembra difficilmente raggiungibile, alla luce dei numeri relativi al 2017: 22 paesi hanno saputo far diminuire gli incidenti rispetto all'anno prima, ma il tasso di miglioramento è ben inferiore a quello previsto.
ITALIA MAGLIA NERA - Nel 12° rapporto Annual Road Safety Performance Index è scritto che l'anno scorso 25.250 persone sono decedute in Europa a seguito di un incidente stradale, il 2% in meno rispetto al 2016 e il 4% in meno del 2014. Ciò non basta, visto che per soddisfare l'obiettivo del dimezzamento delle morti fra il 2010 e il 2020 si dovrebbe registrare un tasso annuale del -6,7% (le vittime nel 2010 sono state 31.500). Gli unici paesi in grado di far diminuire significativamente il numero di vittime sulle strade sono stati l'Estonia (-32%), il Lussemburgo (-22%), la Norvegia (-21%) e la Slovenia (-20%), mentre le vittime non sono né diminuite né aumentate in Lituania e Slovacchia. L'Italia è fra i paesi ad aver peggiorato i numeri del 2016 (+1,6%), al pari di Francia, Germania e Regno Unito.
LA POLITICA INTERVENGA - La Commissione Europea non sembra volersi lasciar "scoraggiare" da questa situazione e ha fissato lo scorso 17 maggio un nuovo obiettivo per la diminuzione delle vittime, aspettandosi che i decessi si riducano del 50% fra 12 anni rispetto al 2020. Il rapporto è stato illustrato nel nostro paese dall'Automobile Club d'Italia (ACI), che tramite il suo presidente Angelo Sticchi Damiani chiede al nuovo governo di inserire al più presto nell'agenda politica il nuovo Codice della Strada e farlo diventare un punto di svolta verso una mobilità più responsabile ed efficiente.









