FERMATI GLI INVESTIGATORI - Colpo di scena nel giallo che ha coinvolto tre alti manager della Renault, licenziati con l’accusa di aver venduto a un misterioso committente cinese segreti riguardanti le auto elettriche. Come nelle migliori spy story, ora sono gli accusatori a finire sul banco degli accusati. Già, perché sembra proprio che la soffiata ai danni del membro del consiglio di direzione Michel Balthazard (foto in alto), del suo braccio destro Bertrand Rochette e del condirettore del programma di sviluppo dell’auto elettrica Mathieu Tenenbaum non sia altro che una montatura. Di chi? Ancora presto per dirlo. Fatto sta che venerdì sono finiti in custodia cautelare Dominique Gevrey e Marc Tixador, gli investigatori della security della casa francese che, secondo l’accusa, avrebbero imbastito false accuse. E il fatto che l’ex agente dei servizi militari Gevrey sia stato pizzicato all’aeroporto mentre cercava di lasciare Parigi su un volo per la Guinea non depone a suo favore.
INFORMATORE FANTASMA? - Il movente sarebbe quello più classico: i soldi. Di recente, la Renault ha ammesso di aver versato 250.000 euro per pagare la fonte anonima che avrebbe fornito ai detective le informazioni per accusare Balthazard e soci. Il sospetto è che l’informatore non esista e che il denaro sia finito nelle tasche di Tixador e Gevrey. Quest’ultimo ha detto di non poter rivelare il nome dell’informatore dapprima accampando motivi di “deontologia professionale”, poi per paura di ritorsioni. “Non voglio prendermi una pallottola in testa, avrebbe detto al controspionaggio francese, chiamato a fare luce su una vicenda che stava creando un incidente diplomatico tra il governo francese, azionista di maggioranza della Renault, e Pechino.
POLTRONE IN BILICO - Traballa sempre più la poltrona di Patrick Pélata. Nei giorni scorsi, il numero due della casa francese aveva ammesso che la ricostruzione della vicenda fa acqua da tutte le parti, dichiarando che “il gruppo trarrà le conseguenze fino ai livelli più alti dell’azienda, cioè fino a me stesso”. Non è però sicuro che il suo “sacrificio” riesca a salvare il posto dell’amministratore delegato Carlos Ghosn. Il numero uno della Renault avrebbe abboccato all’amo, dando credito eccessivo ad accuse anonime rivelatesi infondate: dei conti correnti in Svizzera e Liechtenstein, su cui sarebbe stato versato il prezzo del “tradimento” di Balthazard, Rochette e Tenenbaum, pare che non ci sia traccia.




