LA FORZA DELLE COSE - A volte anche il più rigoroso rispetto delle regole non basta. Ci sono cose che hanno più forza e finiscono con l’essere determinanti. Almeno così appare in Francia. Il caso che suscita tali considerazioni è quello del presidente in uscita del gruppo
PSA, Philippe
Varin, che tra pochi mesi lascerà l’incarico a Carlos Tavares (
qui la news), dimissionato ad agosto dalla Renault.
NORME PER IL TOP MANAGEMENT - Le regole pienamente rispettate sono quelle votate nel 2010 dagli organismi dirigenti del gruppo e relative alla cosiddetta liquidazione complementare calcolata in base a meccanismi ben precisi. Secondo tali regole Philippe Varin che oggi ha 61 anni, al momento della sua uscita del gruppo a fine contratto per andare in pensione (nel 2017) avrebbe avuto diritto a un importo pari a 21 milioni di euro. Un diritto non solo suo, ma anche di altri quattro top manager del gruppo. La liquidazione complementare era prevista poi per un quinto manager, ma essendosi quest’ultimo dimesso per andare a lavorare presso un’altra società, è decaduto il suo diritto (per beneficiare della “complementare” occorre andare in pensione).
PROTESTE MINISTERIALI - Dunque da un punto di vista formale appare tutto in regola, con il bilancio del gruppo che prevede l’accantonamento di circa 70 milioni di euro per le diverse liquidazioni complementari di questo gruppetto di manager, ma la situazione è quella che è. Negli ultimi mesi il gruppo ha tagliato circa 11 mila posti di lavoro, i conti sono in profondo rosso e le prospettive appaiono cariche di incertezza. Non ha stupito dunque nessuno che la notizia dell’esistenza della liquidazione complementare abbia suscitato proteste e polemiche. Per la precisione la cosa non è stata criticata solo dai lavoratori attraverso i sindacati, ma anche da due ministri, Moscovici e Montebourg, che hanno sottolineato come fosse per lo meno fuori luogo che a fronte degli enormi sacrifici a cui sono chiamati i lavoratori, per i manager fossero previste condizioni del genere. Ricordando anche che lo Stato francese ha messo a disposizione del gruppo PSA una importante garanzia finanziaria per prestiti concessi al gruppo.
BEL GESTO, MA… - Infine il “coup de theatre”: lo stesso Philippe Varin ieri ha tenuto una conferenza stampa in cui ha solennemente dichiarato “di rinunciare ai diritti previsti dalla regolamentazione attuale” cioè alla liquidazione in questione, e che l’importante è la salute della società. Nel polverone della polemica c’è però anche chi fa notare che in base a quanto deciso dal gruppo PSA in seguito allo scoppio della crisi economica degli ultimi anni, il diritto di Varin alla liquidazione complementare avrebbe potuto essere messo in discussione. Proprio in base al notevole impegno finanziario che la “complementare” comporta per il bilancio del gruppo, infatti era stato deciso che per beneficare del trattamento occorreva essere stati manager della società per almeno otto anni, anziché i cinque come in precedenza. E Varin al momento è a capo di PSA dal primo gennaio 2009. Il suo contratto termina nel 2017, ma se ne andrà nel 2014.