“CONQUISTATI” CINQUE MILIONI DI AUTOMOBILISTI - Weekend con il botto per il Cane a sei zampe, che mette a segno vendite record grazie allo “scontone”. Dalle ore 13 di sabato 4 agosto alle 7 del lunedì successivo, le oltre 3200 stazioni di servizio aderenti all’iniziativa “Riparti con Eni” hanno venduto 100 milioni di litri di carburante a più di cinque milioni di automobilisti, che hanno approfittato dei prezzi “sottocosto”: 1,55 e 1,65 euro al litro, rispettivamente, per gasolio e verde. Un successo che sta obbligando, un weekend dopo l’altro, anche le altre compagnie petrolifere a tagliare considerevolmente i costi alla pompa, per non perdere (troppe) posizioni rispetto alla concorrenza.
MA, IN SETTIMANA, PREZZI ALLE STELLE - Peccato che, durante la settimana, continui la corsa al rialzo dei prezzi. Secondo la rilevazione settimanale compiuta dal Ministero dello sviluppo economico, lunedì il costo medio di un litro di benzina era di 1,78 euro, mentre il gasolio sfiorava quota 1,69 euro. Più allarmante la situazione, relativa alla sola modalità “servito”, rilevata ieri dagli specialisti di quotidianoenergia.it, secondo cui i prezzi medi della benzina spaziavano da 1,77 euro al litro dei distributori no logo agli 1,86 della IP (la Eni si fermava a 1,85), mentre quelli del gasolio oscillavano tra 1,65 euro al litro (pompe bianche) e 1,754 della IP (1,74 la Eni).
ACCISE ALTE? NON SOLO - Denuncia la Federconsumatori: “Il prezzo consigliato è stato ritoccato al rialzo di 1,5 centesimi fino a 1,89 euro al litro e la media ponderata dei prezzi si attesta a quota 1 euro e 86 centesimi al litro, raggiungendo punte massime di 1,93 nel Meridione”. Tira le somme il Codacons: “Considerando una media di cinque pieni, tra viaggio d’andata, spostamenti, uscite varie e ritorno a casa, si tratta di una batosta aggiuntiva, rispetto alle ferie del 2011, pari a 58 euro ad automobilista”. Al banco degli imputati siede lo stato, le cui tasse sui carburanti si mangiano il 52-55% del prezzo, e le compagnie petrolifere, accusate di approfittare della situazione e di fare cassa per compensare i weekend “sottocosto”. Bisogna però precisare che le quotazioni internazionali del greggio sono passate da 89,5 dollari al barile del 21 giugno agli attuali 110 e che, allo stesso tempo, l’euro si è notevolmente indebolito rispetto alla valuta statunitense.