CHE COSA STA CAMBIANDO - Videoperizia assicurativa: ecco una delle tante eredità che la pandemia ha lasciato agli automobilisti. Numerose compagnie, per evitare che il perito si sposti e in nome del distanziamento sociale, si fanno mandare le foto delle parti danneggiate della macchina che sono visibili. A immortalare il veicolo è l’assicurato o il riparatore con uno smartphone comune, guidati dal perito o da un operatore. Dopodiché, la compagnia formula l’offerta di risarcimento. Ma Luigi Mercurio, presidente dell’Aiped (l’Associazione italiana periti estimatori danni), solleva perplessità sulla validità della videoperizia. Manca una verifica diretta delle parti danneggiate.
SOLO INDICATIVO - In realtà, secondo Mercurio, una stima del genere dovrebbe avere un valore puramente presuntivo e non dovrebbe diventare in futuro la regola per tutte le compagnie assicurative. Invece l’Ania (l’Associazione nazionale imprese assicuratrici) sostiene che questa tecnica investigativa sarà operativa anche al termine dell’emergenza sanitaria. Non è una tecnica professionale ed esaustiva, sostiene Mercurio, perché non consente analisi complete e documentate: non permette un accertamento reale. Senza considerare che possono sfuggire tutte le parti danneggiate non visibili.
QUAL È IL VERO OBIETTIVO? - Tutto questo, attacca Mercurio, avrebbe l’unico obiettivo di far risparmiare le compagnie: zero spese riferite ai consulenti. A tutto svantaggio degli automobilisti. L’Aiped denuncerà, alle varie autorità di controllo, l'utilizzo generalizzato della videoperizia.