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VW di Chattanooga: sindacato? No, grazie

16 febbraio 2014

I 1.600 lavoratori della fabbrica Volkswagen nel Tennesee hanno votato contro il diritto di aderire al sindacato dell’auto.

VW di Chattanooga: sindacato? No, grazie
NO A UNA PROPRIA LIBERTÀ - A maggioranza, i lavoratori dello stabilimento Volkswagen di Chattanooga, nello stato del Tennesee, hanno detto no all’entrata del sindacato nella fabbrica. Il responso è venuto da un referendum che chiedeva se erano d’accordo sulla possibilità per i lavoratori stessi di aderire alla Uaw, United Auto Workers. 712 contro 628 hanno risposto no: preferiscono non avere alcuna rappresentanza sindacale.
 
SINDACATO O LIBERTÀ TOTALE - La questione nasce dalla realtà particolare degli Stati del sud, dove il sindacato è escluso dalla fabbrica, e ha assunto un significato più ampio, di livello nazionale. Da una parte si sono schierate le forze sostenitrici del liberismo più spinto, dall’altro chi invece crede nei rapporti di lavoro attraverso l’organizzazione sindacale. La logica del ragionamento dei contrari al sindacato è chiara: se la fabbrica Volkswagen introduce il sindacato, sarà difficile tenerlo fuori dagli altri stabilimenti esistenti e futuri. Quindi si ridurrà l’appetibilità dello stato del Tennesee come sede di impianti, quindi di possibili investimenti a venire. 
 
IPOTESI DI “COMPLOTTO” - Nel dibattito-scontro l’ipotesi che la Uaw entrasse nello stabilimento di Chattanooga è stata presentata anche come un tentativo dei sindacati tedeschi (che in Germania, per legge, fanno parte del consiglio di amministrazione della Volkswagen) di cercare di ridurre il divario tra le condizioni esistenti nelle fabbriche tedesche e quelle in cui la VW opera nel Tennesee: costo del lavoro basso e normative antisindacali, oltre a sgravi fiscali. 
 
SCONTRO DI PRINCIPI - Così la questione di Chattanooga è divenuta uno scontro molto più ampio e profondo: da una parte il liberismo “meridionale”, cioè quello estremo diffuso appunto negli Stati del sud degli Usa, e la logica europea di concertazione sindacale. In America portabandiera della tesi liberista è stato il partito repubblicano e sulla tesi del complotto internazionale per favorire la realtà europea si è schierato anche un quotidiano di rilievo come il Wall Street Journal. 
 
QUESTIONE NON CHIUSA - Il sindacato dell’auto americano, Uaw, non ha escluso di presentare ricorso contro il referendum, a causa dei fortissimi e impropri condizionamenti esterni che si sono registrati. Va in proposito detto che nell’autunno scorso, prima dello scatenarsi della questione a livello nazionale (con grandi mezzi mediatici), i lavoratori dello stabilimento VW di Chattanooga avevano presentato una petizione che chiedeva l’iscrizione al sindacato.


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Ritratto di Merigo
16 febbraio 2014 - 20:47
1
Dove il Lavoratore lavora pancia a terra e l'Azienda lo rispetta, con un rapporto tutelato dal libero mercato ma anche da rigide regole federali, evidentemente il Sindacato non serve: è un periodo di vacche magre per UAW. A fine dicembre ha dovuto accettare le condizioni offerte da FIAT per cedere la propria quota residua in Chrysler, ora addirittura la maggioranza dei Lavoratori di un impianto lo lasciano fuori, mentre da noi Maurizio Landini continua a frignare perché la sua FIOM è fuori da Pomigliano e Grugliasco anche lì per scelta dei Lavoratori.
Ritratto di Andrea Ford
18 febbraio 2014 - 11:23
Fanno numeri ridicoli, tipo sulle 20,000 unità al mese, non capisco a cosa serva produrre auto li'.
Ritratto di onavli§46
16 febbraio 2014 - 22:34
per la Patria della democrazia, e della esportazione bellica della stessa. Che poi democrazia non è. I lavoratori VW di Chattanooga del profondo Tennesse del Sud Confederato, hanno usato e/o si sono fatti usare dal "referendum", ed il referendum inventato nell'Antica Roma, serviva proprio per bloccare le istanze dei cittadini Romani, che rompevano le palle al Senato di Roma, cioè ai "signorotti della Repubblica e/o dell'Impero dell'epoca". Altresì, nella Società degli States, il sindacato proprio non serve, ma non perchè è inesistente, ma perchè costituzionalmente non ha diritto di veto all'interno della produttività. Neppure in Italia serve il Sindacato alla Maurizio Landini, ove, come da storiche nomenclature ex-sovietiche, ma sempre vergognosamente vigenti, impera e comanda sempre. Mentre il Sindacato "vero", quello che usava una volta, deve essere - consenso, partecipazione e solidarietà-. Ricordiamoci la "rissa" ridicola di qualche giorno fà con la Confederazione CGIL, di cui comunque per Statuto dell'O.S. decide (ridicules!!!) in democrazia le libere e discutibili iniziative della Federazione FIOM. Ad insulti e spintonate di pura cafoneria. Tornando al Sindacato USA, e sopratutto al tema dell'articolo, non si specifica la "qualità" e sopratutto la "qualità" di etnia sociale di quei lavoratori di detto opificio, e pur ancora, comunque i contratti di lavoro cui sono sottoposti, ove e che non sempre sono stipulati dalla potente organizzazione sindacale UAW, che di politico non ha nulla. E dunque, nulla di discutibile, se non dire: in USA, troppo poco sindacato, nel BelPaese, l'Italia, troppo sindacato, e pur qui, abbiamo una negatività in più per i Sindacati italiani (non tutti fortunatamente), che per la cronaca sono ben 41; il Sindacato in Italia, la Triplice, per capirsi, dal 1985 ad ora, è una netta e palese e scandalosa cinghia di trasmissione dei Partici Politici, E questo dice tutto.
Ritratto di probus78
16 febbraio 2014 - 22:49
avrebbero detto di si.... peccato per L'Italia che la realtà sindacale nostrana si caratterizzi si certi individui. Se l'Italia è sprofondata e se dall'Italia tutti fuggono è colpa dei politici ma anche e soprattutto dei "nostri" sindacati. IMHO
Ritratto di andrea_76
17 febbraio 2014 - 08:20
2
...non sempre hanno fatto bene per l'Italia, ma hanno fatto l'interesse di certi lavoratori che lavoratori non erano.
Ritratto di Beppe74
17 febbraio 2014 - 08:50
Prima di dare sempre giudizi bisogna anche capire come funziona il sindacato nelle altre nazioni. Il fatto che in molte situazioni il sindacato fa parte del consiglio di amministrazione e quindi in qualche modo partecipa nelle scelte strategiche della stessa azienda forse è cosa ben più concreta che sindacato nostrano. Da noi abbiamo un sindacato che partecipa attivamente agli inteteressi dei forti lasciando alla deriva i deboli, i rappresentanti sindacali vengono eletti con un sistema che per me è ancora oscuro basato non sul merito ma sul potere del sostenitore. Se penso al rappresentante capo di un sindacto di base importante che non ha mai fatto un'ora continuata di lavoro mi vien la pelle d'oca.
Ritratto di monodrone
17 febbraio 2014 - 09:52
un grande applauso a chattanooga, almeno loro il sale in zucca lo hanno ancora. a morte i sindacati, peste (oltre a fiat) dell'industria italiana!!!!
Ritratto di lele31
17 febbraio 2014 - 15:10
ci manderei Landini. tempo 2 mesi e comincerà a litigare come un matto contro l'ad della vw
Ritratto di camoruitz
17 febbraio 2014 - 18:02
Purtroppo sono d'accordo con voi, nell'azienda in cui lavoro, (una multinazionale tedesca che produce componenti per automobili), hanno fatto più danni i sindacati che, in alcuni casi, la cattiva gestione dei dirigenti. Tuttavia conosco bravi sindacalisti che hanno ben compreso quali sono i veri problemi, e che tentano disperatamente di cambiare le cose, ma purtroppo sono le organizzazioni in se a non permettere loro di dare una mano a chi lavora davvero, (operai e azienda). Le stesse organizzazioni che permettevano ad alcuni loro delegati di fare tessere promettendo e facendo ottenere limitazioni varie per presunti problemi fisici, a una buona parte dei loro "elettori", che adesso pesano per il 25% sul totale di tutto il personale. Ritengo che il sindacato debba essere disponibile a discutere con l'azienda dei problemi "veri" e trovare delle soluzioni che salvaguardino tutti.