PARTE PIANO - La Germania è il primo fra i grandi Paesi europei ad aver allentato le restrizioni per il contenimento dell’emergenza sanitaria, tanto è vero che le prime fabbriche sono tornate in funzione da giovedì 23 aprile. Al momento del via libera si è fatta trovare pronta la Volkswagen, che ha riaperto la fabbrica di Zwickau (dov’è costruita l’elettrica ID.3), prima di riattivare quella di Wolfsburg: alle 6.30 di lunedì 27 aprile, circa 8.000 dipendenti hanno varcato i cancelli e si sono messi al lavoro nelle linee produttive della Volkswagen Golf. La casa tedesca, complice il calo della domanda e la ridotta disponibilità di parti, ha deciso di limitare la produzione a circa 1.400 vetture la settimana, per poi farla salire a circa 6.000 unità dal 4 maggio (il 40% di quelle che era in grado di “sfornare” la fabbrica prima dello stop). Dal 29 aprile ripartirà anche un’altra area dallo stabilimento di Wolfsburg, quella in cui vengono prodotte le Seat Tarraco, Volkwagen Tiguan e Touran.
CENTO MISURE - Prima di far tornare all’opera i suoi dipendenti, la Volkswagen e i sindacati hanno messo a punto un protocollo per garantirne le migliori condizioni di sicurezza. Il piano è composto da 100 punti: fra questi, la misurazione della temperatura corporea e altri controlli giornalieri per accertarsi dello stato di salute, la raccomandazione a uscire di casa con la tuta da lavoro, l’obbligo di usare la mascherina dove non è possibile rispettare la distanza di 1,5 metri, l’adozione di separatori in plexiglass e l’uso di contenitori per trasferire materiale di lavoro. La casa tedesca, inoltre, concede più tempo per la pulizia degli strumenti di lavoro, ha intensificato la pulizia di servizi igienici e ha installato centinaia di postazioni per il lavaggio delle mani. Continua inoltre ad essere incentivato il lavoro da casa.














