> I TOP DELLA FORMULA 1 2015
MERCEDES - Voto 9,5
Uno schiacciasassi della
Formula 1: sedici vittorie in diciannove gare si commentano da sole. Il progetto tecnico della F1 W06 Hybrid, evoluzione della precedente W05, è rimasto inavvicinabile dalla concorrenza in condizioni normali, soffrendo solo quando il grip meccanico non era così fondamentale o – come a Singapore – quando gli pneumatici più morbidi proprio non volevano sapere di assecondare le doti del telaio. Discutibile, ma solo per questioni di spettacolo, la strategia di non belligeranza tra i piloti anche a risultati abbondantemente acquisiti.
LEWIS HAMILTON - Voto 9
Quando si vince il titolo (il terzo in carriera e il secondo di fila) con un anticipo così ampio da uccidere il campionato, non si può che essere il miglior pilota dell’anno. Lewis Hamilton si è riconfermato con 10 vittorie su 19 Gran Premi. Cattivo come solo un predestinato sa essere, ha perso la bussola meno volte rispetto al passato - il che è un segno di maturità, forse più importante rispetto all’indiscutibile talento: quando lo ha fatto, tuttavia, ha smentito se stesso. Non si può vivere alla James Hunt (eppure, al primo anno di Formula 1, Hamilton aveva ben recitato la parte del bravo ragazzo, almeno fino all’epilogo fratricida che consegnò un titolo già vinto dalla McLaren alla Ferrari di Raikkonen) e lamentarsi alla Carlos Reutemann (che, non a caso, era chiamato il Gaucho triste). Chiude la stagione buscandole dal compagno di squadra, sostenendo che le modifiche apportate alla Mercedes dopo Singapore gli hanno tolto mezzo secondo al giro: avrà tutto l’inverno per riguadagnarlo.
FERRARI - Voto 8,5
La rivoluzione organizzativa iniziata lo scorso anno (o era semplicemente caos?) ha prodotto un team più coeso di quanto, sulla carta, si sarebbe potuto prevedere. Il team principal Maurizio Arrivabene ha portato concretezza e motivazione: forse è bastato ricordare a tutti il significato del marchio del Cavallino. Qualche sbavatura nella gestione della gara e il pasticciaccio di Abu Dhabi con Vettel tagliato fuori dalla Q2 rappresentano il necessario miglioramento per il 2016. Consistente, ma non ancora all’altezza delle Mercedes, la SF15-T. Ma rispetto al 2014, l’anno appena concluso è abbondantemente positivo.
SEBASTIAN VETTEL - Voto 8,5
Una sola gara da dimenticare su diciannove costituiscono un bilancio lusinghiero per il quattro volte iridato, al primo anno in Ferrari: il tedesco si è subito integrato in una squadra letteralmente rifondata, ponendo le basi per un sodalizio duraturo (anche a giudicare dal contratto), ma soprattutto foriero di soddisfazioni. Già vincente in Malesia, si è scoperto più leader di quanto paradossalmente lo fosse in Red Bull: questione di atteggiamenti, di canzoni cantate al volante per il compleanno del proprio capotecnico, di “Grazie Ragazzi” ripetuto tre volte in una stagione in cui sarebbe potuto rimanere all’asciutto come nell’amaro 2014. Teutonico nel metodo di lavoro (e questo si sapeva), è meno pilota-computer del previsto: per una scuderia che storicamente vive di equilibri delicati, il suo insospettabile lato latino è quasi più utile di un talento che è apparso evidente sin dalle prime uscite nella massima formula.
FORCE INDIA - Voto 8
Ultima nata nel Circus, la VJM08 ha, di fatto, utilizzato le prime gare di stagione come base di sviluppo: tranne qualche arrivo a punti, la coppia ben assortita Hulkenberg-Perez ha iniziato a ottenere buoni risultati dal Gran Premio di Gran Bretagna in poi. Non in grado di puntare alla vittoria, la Force India si è assestata su posizioni di rilievo, facendo capolino sul podio negli Stati Uniti: il quinto posto nel Mondiale costruttori, prevedibile all’inizio della stagione, è ancor più significativo in quanto ottenuto dopo una rincorsa costante, senza contare su exploit isolati.
MAX VERSTAPPEN - Voto 8
Con un debutto in Formula 1 a 17 anni e 166 giorni di età, il figlio d’arte poteva sembrare una scommessa azzardata di Helmut Marko (che aveva lanciato nel 2009 in modalità analoga il poco più che diciannovenne Alguersuari in Ungheria, con il risultato di bruciarlo in un paio di stagioni): i fatti hanno dimostrato il contrario. Con buona pace di chi non vedeva di buon occhio un collega minorenne (Ricciardo su tutti), l’olandese è il prototipo del pilota di nuova generazione: veloce, propenso al rischio, irriverente nei confronti dei più titolati e con una personalità tale da rifiutare a gran voce (come a Singapore) gli ordini di squadra. Che abbia la stoffa del campione è indiscutibile, visto che da lui provengono alcuni dei più spettacolari sorpassi in stagione (spesso su circuiti affrontati solo al simulatore); che sia anche in grado di indirizzare lo sviluppo della monoposto è, giocoforza, cosa ancora da dimostrare. Anche perché, oltre all’età, va ricordato come la Toro Rosso di quest’anno fosse un mezzo nato bene e in grado di esprimere il proprio potenziale sin dalle prime prove libere.
SERGIO PEREZ - Voto 7,5
Veloce sin dal debutto con la Sauber (e autore di un Gran Premio di Monza da ricordare nel 2012, quando sul bagnato si fece beffe di Alonso e Massa, arrivando negli scarichi del vincitore Hamilton), dopo l’esperienza alla McLaren era chiamato a riciclarsi, con forte rischio di non riuscirci, alla Force India. Compagno di squadra di un pilota quale Nico Hulkenberg, considerato tra i più consistenti dagli addetti ai lavori, rischiava quest’anno di limitarsi a qualche sprazzo in qualifica o in gara: il risultato netto è che, superati gli iniziali difetti di gioventù di una monoposto nata in ritardo rispetto alle altre, nella seconda parte di stagione - diciamo da Spa in poi - è diventato un habitué della zona punti, con l’acuto del podio in Russia, conquistato sì con un’ottima strategia dei box, ma anche gestendo con lucidità le fasi calde della gara. Peccato che sia mancato nella gara di casa: ma non è stato a causa dell’emotività, sempre in agguato a causa del temperamento caliente.
NICO ROSBERG - Voto 7
Cinquantanove punti di distacco dall’ingombrante compagno di squadra si commentano da soli: la batosta è evidente. La prima parte della stagione, a dispetto delle due vittorie in Spagna e a Monaco (quest’ultima rocambolesca a dir poco) è sottotono, condita da una sola pole position; la seconda, un po’ per la nascita della prima figlia (con il papà Keke diventato quindi un nonno decisamente fuori dagli schemi, lui che - quando correva - era il classico pilota-playboy) e un po’ per la minor pressione psicologica, in ascesa. Sei pole position nelle ultime sei gare (delle quali tre vinte) rendono meno amaro un bilancio comunque negativo, considerando il potenziale della monoposto: d’altronde, il titolo iridato viene assegnato a un solo pilota e nel finale Nico si è dimostrato spesso superiore a un campione indiscusso come Hamilton..
> I FLOP DELLA FORMULA 1 2015
NICO HULKENBERG - Voto 6
Può sorprendere la presenza del tedesco tra le delusioni dell’anno: in termini assoluti, la sua annata con la Force India non può che definirsi positiva, ma il confronto con il compagno di squadra Perez lo vede soccombere di 20 punti, il che non è poco. In effetti, se il tedesco non fosse un pilota di talento, la sua sarebbe una stagione abbondantemente oltre la sufficienza: fuori dalla Formula 1 ha dimostrato qualità tecniche e tattiche da fuoriclasse - aggiudicandosi la 24 Ore di Le Mans, che per certi versi vale un’intera carriera. Galvanizzato dalla prestazione, ha disputato una parte centrale della stagione incisiva, perdendosi nel finale. A 28 anni non è certo tardi per progredire, ma il rischio concreto è quello che ricalchi le orme del connazionale Heidfeld: quasi sempre veloce, ma mai vincente in Formula 1. Anche perché, per Hulkenberg, le porte dei top team sembrano chiuse, per certi versi inspiegabilmente.
FERNANDO ALONSO - Voto 5
È l’asturiano la vittima illustre del disastro tecnico della McLaren, che ha portato al debutto la power unit Honda: giocoforza ingeneroso il giudizio, che può essere controbilanciato dall’apprezzamento per un pilota dalla classe cristallina che ha accettato, coperto di dollari, una sfida a scatola chiusa come quella di un motore nuovo di zecca da svezzare. Il risultato è deficitario: già nei test precampionato gli auspici sono stati tetri, con l’uscita di strada a Barcellona e il ricovero in ospedale a febbraio. Le polemiche a distanza con la Ferrari non lo hanno certo reso più simpatico al pubblico italiano, ma non scalfiscono le doti del pilota; in una situazione che, in casa McLaren, ha eguali solo nella stagione 1980, il confronto interno lo ha visto perdere - per la prima volta in carriera - con il compagno di squadra Button. Ma attenti a darlo per finito o in parabola discendente.
MARCUS ERICSSON - Voto 5
Quello che, fino al 2009, appariva un talento tra i più promettenti del motorsport (vittorioso in Formula BMW britannica e nella Formula 3 giapponese, con tanto di pole position sul difficile circuito di Macao) appare oggi un pallido comprimario: il problema di fondo è che lo svedese ha appena compiuto 25 anni. Perdente tranne qualche raro exploit nei confronti del compagno di squadra Felipe Nasr - che sulla carta non appare un predestinato - ha messo insieme nove punti, con l’ottavo posto in Australia come miglior risultato. Tutte le attenuanti del caso potrebbero essere ascritte alla Sauber C34, che non è apparsa una monoposto irresistibile, ma per il 2016 Ericsson è chiamato a essere, oltre che un pilota con la valigia (quasi 20 milioni di dollari la sua “dote”: non è certo il solo a pagare per correre, comunque), semplicemente più veloce.
RED BULL - Voto 5
Dopo i fasti dei quattro titoli costruttori di fila ottenuti dal 2010 al 2013 e un 2014 comunque nobilitato dalle tre vittorie di Ricciardo, quest’anno il team austriaco si è dovuto accontentare di tre podi (due dei quali ottenuti nell’atipica Ungheria): il telaio c’è, la power unit meno. Quest’ultima, criticata a gran voce, rimarrà anche per il 2016, pur se sviluppata internamente: Horner e Mateschitz, mente e portafogli della Red Bull, si sono visti sbarrare le porte dagli altri fornitori, rimanendo giocoforza sull’opzione Renault. Come in molte monoposto progettate da Adrian Newey, l’aerodinamica si è rivelata più complessa del previsto: la messa a punto si è rivelata spesso difficile, con il risultato che lo junior team Toro Rosso si è rivelato, in molti frangenti, più competitivo nelle prove libere, che indirizzano l’andamento del weekend di gara.
PASTOR MALDONADO - Voto 5
Il venezuelano non può invocare a propria discolpa la scarsa competitività della Lotus, peraltro evidente dall’analisi dei numeri: nel confronto con il compagno di squadra Grosjean è infatti uscito con le ossa rotte (27 punti contro 51, poco più della metà), e non ha certo migliorato la propria fama di pilota aggressivo al limite della scorrettezza con più di un incidente in stagione. Non gli manca certo la velocità, ma a trent’anni sembra auspicabile evitare leggerezze da pilota debuttante in termini di visione di gara. Magari richiamando alla mente quel fenomenale Gran Premio di Spagna 2012 in cui siglò la pole e vinse con autorità davanti a un due volte campione del mondo come Fernando Alonso.
FORMULA 1 - Voto 4
È sul banco degli imputati da tempo per vari motivi: un patron di 85 anni (il vulcanico Bernie Ecclestone) è in grado di reggerne le fila? E, in caso affermativo, quanto potrà durare? Il quesito è d’obbligo, anche perché - per quanto riguarda i regolamenti tecnici - la FIA presieduta dall’ex Ferrari Jean Todt non sembra avere le idee chiare. Power unit alternative? Sì, grazie, anzi no. O, meglio, forse, per intenderci. Va bene che i correttivi in corsa possono essere sempre cosa buona - solo gli stupidi, infatti, non ammettono l’errore - ma, ove vagliati, dovrebbero durare più dello spazio di un mattino. E per chi guarda al futuro, le nuove regole in vigore nel 2017 suscitano malcontento già da oggi: il Circus, più che villaggio globale, appare sempre più un insieme di piccoli campanili in guerra tra loro.
LOTUS - Voto 4
Soffocata dalla stretta finanziaria, la storica (escludendo per un attimo le traversie societarie del dopo-Chapman) squadra britannica appena passata di mano (nel 2016 sarà sostituita dalla Renault) ha faticato moltissimo. La power unit Mercedes ha raramente fatto la differenza: col senno di poi, la Lotus motorizzata Renault degli scorsi anni si è rivelata ben più competitiva. Anche perché la gestione faceva capo a una struttura tecnica e organizzativa ben più robusta di quella che ha concluso il 2015.
MCLAREN E HONDA - Voto 3
Disastro su tutti i fronti o quasi per la scuderia inglese, uno tra i nomi storici della Formula 1: spesso si è trovata a rincorrere le Sauber, realizzate con un budget ben meno ampio. I problemi della power unit Honda si sono manifestati lungo l’arco dell’anno con sconcertante puntualità: il progetto era del tutto nuovo, lo sviluppo è andato a rilento. Qualche sprazzo isolato in circostanze atipiche o su circuiti guidati non possono essere visti che come tenui raggi di luce nel buio più pesto. Ma bisogna ricordare che la Honda, quando ritornò in Formula 1 nel 1983 con la Spirit, suscitò più di un sorriso di scherno, salvo porre le basi per il successivo dominio sportivo. Dopo un solo anno, quindi, è impossibile emettere un verdetto definitivo.