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Formula 1: verso Singapore, parte terza

22 settembre 2010

Prosegue la nostra analisi sui cinque piloti che si contendono il mondiale 2010. Oggi scopriamo i pro e contro di Jenson Button e Sebastian Vettel.

L’INTELLIGENZA DI BUTTON - Non ha il genio di Lewis Hamilton, il talento di Fernando Alonso, la velocità pura nel giro secco di Sebastian Vettel. Ma è meritatamente il campione del mondo in carica e ci sta riprovando. Button è come Webber, un pilota molto intelligente e consistente, che sa leggere come pochi quel che accadrà nel corso del Gran Premio che sta disputando. Che sa intuire quale può essere la soluzione tecnica migliore, vedi Monza, che lo proietta in prima fila (anche per merito della sua guida ovviamente). Ma al contrario dell’australiano, Button (nella foto in alto con Hamilton) sbaglia pochissimo e se gli mancano punti importanti non può che rimproverare la sorte per il problema tecnico derivato da un errore di un suo meccanico a Montecarlo e per l’avventato Vettel, finitogli addosso a Spa.

UN VERO CAMPIONE DEL MONDO - Cheto cheto, Button guadagna punti e mette a segno vittorie e podi. A volte svanisce e disputa gare anonime, altre volte si esalta, come a Monza. La continuità è la sua forza. E non va dimenticato il capolavoro politico, quando ha lasciato la Brawn/Mercedes, che gli ha permesso di vincere il mondiale, per affrontare quella che si pensava fosse una sfida impossibile: approdare in McLaren al fianco di Hamilton. I due, invece, convivono allegramente, con intelligenza, con profitto per il team, e mentre la Mercedes di Brawn annaspa, lui con la McLaren è là che si rigioca il mondiale.


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BABY VETTEL E LE MARACHELLE
- È il bambino del gruppo e di conseguenza quello al quale si dovrebbero perdonare gli errori. Ma ne ha fatti talmente tanti che riesce difficile non tirargli le orecchie. Vettel potrebbe essere tranquillamente al comando del mondiale senza le sciocchezze che ha profuso a volontà. È un grande talento Vettel (foto in alto), ma deve sistemare alcune cosette altrimenti rimarrà una incompiuta. Le sette pole conquistate su ogni tipo di circuito sottolineano le sue capacità. Ma essere veloci il sabato e finire contro gli altri (Webber e Button) o non conoscere i regolamenti e beccarsi dei drive through la domenica, è sintomo di ingenuità oltre che di nervosismo. A scombussargli la mente, dicono, sia stato Webber. Nei programmi di Vettel, l’australiano non doveva essere così veloce e “invasivo” e questo ha finito per turbarlo. Oltre che a mettere in difficoltà l’intero sistema Red Bull, tutto proteso per il baby tedesco. Vettel è l’ultimo del gruppetto che si gioca il mondiale, ma ha il mezzo giusto per potersi permettere una vigorosa rimonta.



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