MENO PATENTATI - Nel 2004 in Italia furono rilasciate 743.799 patenti a giovani di età sino a 21 anni. Nel 2004 lo stesso dato è diminuito del 13,67%: gli "under 21" neopatentati l'anno scorso sono stati infatti 654.335. Rispetto al 1992, nel 2012 le patenti B sono crollate del 39%. Il dato è emblematico della tendenza registrata da un convegno della Federazione Internazionale dell'Automobile dal 16 al 18 settembre a Londra, secondo cui le nuove generazioni avvertirebbero molto meno il fascino dell'automobile.
INVECCHIAMENTO GENERALE - E la tendenza risulta effettivamente confermata dai dati relativi al rilascio di nuove patenti (dati del Ministero dei Trasporti), ciò pur tenendo conto del mutare del quadro demografico italiano. Nel 2014 la fascia di età da 15 a 24 anni della popolazione italiana sommava 5.977.240 persone, mentre nel 2004 lo stesso gruppo arrivava a 6.131.642 unità. Dunque si tratta di una diminuzione del 2,5%, ben inferiore a quella registrata nel rilascio delle patenti.
REALTÀ SEMPRE PIÙ METROPOLITANA - Il fenomeno è stato rilevato un po' tutti i contesti delle società moderne, in modo particolare nell'ambiente metropolitano, dove è ormai assodato che per i giovani l'aspirazione ad avere una propria automobile è meno forte che non possedere un computer o uno strumento informatico d'ultima generazione. In sostanza, la connessione virtuale sembra interessare più che non quella fisica, che presuppone la mobilità.
LE TEORIE SOCIOLOGICHE - La cosa viene spiegata come una realtà dei tempi che viviamo, che vorrebbero la possibilità di spostarsi nello spazio meno importante della "navigazione" virtuale, che non sarebbe una limitazione. "Oggi la funzione di spostarsi nello spazio è riposta nelle tecnologie: smartphone, tablet o computer non mi chiudono in me stesso, al contrario mi aprono allo scambio di esperienze. Mi introducono in un mondo che attraverso loro posso esplorare". Lo afferma il sociologo Alberto Marinelli.
REALE O VIRTUALE - È senz'altro una teoria che appare azzeccata nel constatare quanta gente passa il tempo a capo chino con gli occhi che scrutano un display informatico. Resta però il contrasto forte con le ricorrenti realtà di affollamenti in strada, nelle stazioni, sulle autostrade e negli aeroporti. Forse un bel viaggio virtuale non vale ancora uno reale.