Alfa Romeo: vota il prototipo più bello di sempre

Disegnata dalla carrozzeria Touring, l’Alfa Romeo 1900 C52, più nota come Disco Volante, era basata sulla 1900 Sprint, rispetto alla quale le modifiche erano numerose, con sospensioni riprogettate e motore ampiamente rivisto. Quest’ultimo è un 2.0 quattro cilindri la cui potenza sale 158 CV per una velocità massima di oltre 220 km/h. Fu realizzata in versione spider e coupé: ne esistono tre esemplari di cui due custoditi presso il Museo dell’Alfa Romeo di Arese e l’altro presso il Mauto di Torino. 

Le Alfa Romeo BAT (Berlinetta Aerodinamica Tecnica) sono una famiglia di prototipi, sviluppati fra il 1953 e il 1955, disegnati da Franco Scaglione per la Bertone. A distinguerli è la ricerca della massima resa aerodinamica, che si traduce in forme futuribili: più estreme le BAT 5 e 7, con il frontale senza fari, e più vicina alla produzione la BAT 9. A dispetto dei soli 90 CV del motore 2.0, tutte superano i 200 km/h.  

Disegnata da Franco Scaglione per la Bertone la 2000 Sportiva è una vettura minuta, essendo lunga 416 cm, e leggera, visto che pesa 915 kg. La carrozzeria in alluminio, dalle linee eleganti, poggia su un telaio in tubi d’acciaio. Ha la trazione posteriore e un motore 4 cilindri 2.0 da 138 CV, che le regala una velocità massima di 220 km/h. Ne sono stati costruiti due esemplari con carrozzeria coupé e due spider. 

A fine Anni 50, dopo l’uscita della Mini, la casa milanese iniziò a studiare un’auto a trazione anteriore più piccola della Giulietta: il risultato è questo prototipo di berlina con la coda, lungo meno di 370 cm e con un motore 4 cilindri 1.1 da 49 CV. La Tipo 103, conservata al Museo dell’Alfa Romeo di Arese, non entrò mai in produzione.

Basata sul telaio tubolare della TZ, l’Alfa Romeo Canguro è opera di Giorgetto Giugiaro per la Bertone ed è molto compatta, essendo lunga 390 cm. Il motore è un 4 cilindri 1.6 con 170 CV. Il prototipo fu danneggiato pochi mesi dopo la presentazione e abbandonato per anni. Successivamente il relitto passò per le mani di vari collezionisti fino ai primi Anni 2000, quando un appassionato giapponese si assunse l’onere del restauro, che ha comportato un’opera di ricostruzione certosina.

La 33 Stradale fu anticipata da una concept car disegnata da Franco Scaglione, basata sull’auto da corsa Tipo 33. Bassissima (con appena 99 cm di altezza) e leggerissima (non superava i 700 kg) aveva un raffinato motore V8 di 2.0 litri, in grado di erogare 230 CV a 8.800 giri. La 33 Stradale è stata costruita in soli 18 esemplari ed è attualmente una delle Alfa Romeo con le maggiori quotazioni a livello collezionistico.

Il pianale e il motore sono della 33 Stradale, ma questo prototipo della Bertone (disegnato da Marcello Gandini) ha linee tese e la silhouette a cuneo: avrebbe ispirato un’intera generazione di supercar realizzate negli Anni 70, a partire dalla Lamborghini Countach. La Carabo è custodita al museo dell’Alfa Romeo di Arese. 

Porta la firma di Pininfarina questo prototipo con carrozzeria in vetroresina, dotato del motore V8 2.0 della 33 Stradale. Il design, ancora molto legato agli stilemi degli Anni 60, è sinuoso e ispirato alle auto che correvano nel Campionato Sport Prototipi, in particolare alla Ferrari P3. 

Come le Carabo e 33/2 Speciale, anche questo prototipo è basato sull’Alfa Romeo 33 Stradale, dalla quale riprende il motore V8 2.0 e le dimensioni contenute. Lo stile, opera di Giorgetto Giugiaro per la Italdesign, ha i tratti più squadrati che anticipano il design degli Anni 70 e verrà poi ripreso, con le opportune modifiche, dalla Maserati Bora. 

La Italdesign accetta la sfida del celebre museo MoMa di New York e progetta questo taxi, lungo 400 cm, ma con tanto spazio per 5 passeggeri ed i loro bagagli. Basato sul pianale a trazione anteriore del furgone Alfa Romeo F12, ha le sedute e il tetto rialzato che facilitano l’accesso e l’uscita da bordo, mentre i grandi vetri migliorano luminosità e visibilità.

Negli Anni 80 l’Alfa Romeo affida alla carrozzeria Rayton-Fissore il progetto della 75 Sportwagon, versione famigliare dell’omonima berlina, con l’intenzione di cavalcare la moda delle station wagon che si diffondeva in quegli anni. Ma poi qualcuno ai piani alti deve aver cambiato idea e il modello non entrò mai in produzione. Due esemplari sono custoditi presso il Museo dell’Alfa Romeo di Arese.

È il pianale accorciato dell’ammiraglia 164 (con motore 3.0 V6) a fare da base a questo prototipo di spider con tetto rigido ripiegabile nella parte posteriore. Il prototipo, che era marciante e girò anche sulle piste prova del costruttore, segnala un ritrovato interesse per il design da parte dell’Alfa Romeo, grazie a Walter de Silva divenuto nel 1986 responsabile del centro stile interno.

Opera del Centro Stile Alfa Romeo, diretto all’epoca da Walter de Silva, la Nuvola è una coupé lunga 429 cm con il motore 6 cilindri 2.5 da 304 CV. Ha il motore anteriore e la trazione 4x4, oltre ad un telaio spaceframe in acciaio, che nelle intenzioni della casa milanese poteva essere utilizzato per altre varianti di carrozzeria. 

Linee grintose, ampie prese d’aria e una grande ala posteriore. L’Alfa Romeo Scighera, disegnata da Giugiaro per conto della Italdesign, non nasconde la sua vocazione “corsaiola” e ha un’elaborata carrozzeria di tipo coupè, con le portiere che si aprono in modo tradizionale ed i vetri che si sollevano in stile ali di gabbiano. Abbinato alla trazione integrale c’è un motore V6 3.0 sovralimentato con due turbo: eroga 400 CV. La Scighera, termine che in dialetto milanese significa nebbia, non ha avuto un seguito produttivo.

Prima della Stelvio, presentata nel 2016, l’Alfa Romeo esplorò il tema della suv nel 2003 con la concept Kamal, una vettura dalle linee sinuose che non tradisce l’indole sportiva del costruttore, grazie all’ampio scudetto nel frontale, alle fiancate possenti e ai vetri laterali che si restringono verso il montante posteriore del tetto. Opera di Walter de Silva e del suo team del centro stile dell’Alfa Romeo, non fu mai messa in produzione.