Auto geniali o da dimenticare?

Metà citycar, metà monovolume. L’idea di base era tutto fuorché banale, ma l’equazione del successo non si è mai concretizzata. Poco più di 120.000 unità in sei anni di carriera sono numeri meno che modesti, per un’utilitaria, ma al lancio, nel 2005, la Peugeot 1007 era comunque riuscita a stupire il pubblico e gli addetti ai lavori per l’originalità del suo format e l’apertura scorrevole delle sue due ampie portiere.

Sei comodissime poltroncine singole sue due file di tre, in meno di quattro metri. Chapeau a Roberto Giolito, che partendo dall’interno ha studiato una monovolume che quanto a originalità e versatilità non conosce rivali. Peccato che originale, per il gusto dell’automobilista medio, la Fiat Multipla si è rivelata esserlo fin troppo, motivo per il quale molti hanno deciso di non sceglierla, perplessi da quella linea così fuori dal coro. In tempi in cui le multispazio alle famiglie piacevano ancora, non ha ottenuto il successo sperato, tant’è che nel 2004 la casa torinese provò a stravolgerne lo stile, banalizzandolo non poco nella speranza di rivitalizzarne le vendite. In ogni caso, parlare di flop è fuori luogo: lanciata nel 1998, la Multipla è rimasta sulla breccia fino al 2010, totalizzando più di 340.000 esemplari.

Dal 2000 al 2010 ne hanno fatte più di 1,35 milioni, a dimostrazione che anche le auto più “strane” possono ambire a diventare delle autentiche bestseller. Liberamente ispirata alle vetture americane degli anni ’30, la Chrysler PT Cruiser rimane un esempio di assoluta stravaganza applicata allo stile automobilistico e il suo look dal sapore rétro da sempre divide l’opinione degli appassionati. E voi, che ne pensate? 

Oggi vanno di moda le suv coupé, ma una ventina d’anni fa, quando la distinzione tra fuori strada vere, famigliari e macchine sportive era ancora netta, c’è stato un costruttore così coraggioso da applicare il concetto di gran turismo a tre porte a una monovolume. Con la Renault Avantime, nel 2001 la casa parigina ha creato un’auto mai vista prima e che rimane ancora oggi unica nel suo genere. Molto simile all’omonimo prototipo svelato nel 1999, fu costruita fino al 2003 sulla base meccanica della Renault Espace di terza generazione dalla Matra nella sua fabbrica di Romorantin, in Francia, e venduta in meno di 9.000 esemplari. Una carriera tanto breve quanto opaca, ma che non scalfisce minimamente l’originalità dell’auto, tra le più stravaganti che la storia ricordi. 

“È questa la macchina più brutta del Regno Unito?”, recitava il titolo di un articolo pubblicato ormai quasi vent’anni da un magazine inglese. L’auto in questione è la SSangYong Rodius, nata nel 2004 e il cui tanto discusso e decisamente poco aggraziato stile si deve alla matita di Ken Greenley, nientemeno che l’allora titolare del corso di car design al Royal College of Art di Londra. Dileggiata apertamente e con un’ironia talvolta al limite dell’irrisione dalla stampa specializzata d’oltremanica, nel look questa massiccia multispazio-crossover traeva ispirazione dal mondo degli yacht di lusso. Lo spazioso abitacolo accoglieva comodamente fino a nove passeggeri e la dotazione era da vera auto di lusso, con potenti motori diesel di derivazione Mercedes e un prezzo d’attacco molto competitivo. Peccato che, come si suol dire, anche l’occhio vuole la sua parte…

Strano a dirsi, ma anche una macchina firmata da Giorgetto Giugiaro - designer a cui si devono capolavori di stile come l’Alfa Romeo Giulia Sprint GT, la Maserati Ghibli e la Lotus Esprit, solo per citarne alcuni tra i più celebri - può accadere di fare fiasco. Lo sviluppo del primo prototipo della DeLorean DMC-12, star indiscussa del cinema grazie al film cult Ritorno al Futuro, si conclude nel 1976, sull’onda lunga della crisi petrolifera scoppiata tre anni prima. Per questa ragione l’idea iniziale di un grintoso ma “assetato” motore rotativo viene accantonata in favore di un più parco e “tranquillo” V6 PRV. Le prestazioni non esaltanti di quel sei cilindri nato da una collaborazione tra la Peugeot, la Renault e la Volvo stridevano non poco con lo stile sportivo dell’auto, a dir poco scenografico grazie all’apertura ad ali di gabbiano delle porte e alla carrozzeria in acciaio inox non verniciato. Per una serie di problemi finanziari, la produzione cominciò solo nel 1981, ma i sogni di grandezza di John DeLorean si infransero nel giro di qualche anno, fino alla dichiarazione di bancarotta dell’azienda nel 1985. Ne furono prodotte circa 9.200 esemplari

Essere avanti anni luce rispetto al proprio tempo non sempre fa la fortuna di un’automobile. Ne è un perfetto esempio l’Audi A2, che nel 1999, con la sua originalissima e leggerissima carrozzeria tutta d’alluminio (una raffinatezza che la casa tedesca, fino a quel momento, aveva riservato alla sola berlina di lusso A8) ha tentato di capovolgere il modo comune d’intendere il concetto di utilitaria. Nonostante fosse un puro concentrato di alta tecnologia (basti dire che il rigidissimo telaio, formato da una gabbia di profilati estrusi, pesava appena 75 kg), rispetto alle dirette rivali era più costosa e anche un po’ meno pratica. Per queste ragioni non ha fatto certo faville, totalizzando circa 175.000 esemplari nei sei anni in cui è rimasta in produzione.

Lanciata nel 2011 e uscita di produzione dopo appena due anni e 300 esemplari, l’Aston Martin Cygnet era una piccola citycar di extra-lusso anche nel prezzo. La base meccanica e la carrozzeria - salvo alcune modifiche di dettaglio, come la calandra ondulata tipica dei bolidi della casa di Gaydon - erano quelle della Toyota iQ, ma con il prezioso emblema alato sul cofano e un arredo interno degno di una suite da mille e una notte costava come una BMW Serie 3. Inutile dire che nel mondo dell’auto è stata una meteora di passaggio, ma l’idea di un’utilitaria di taglia extra-small al sapor di supercar - a differenza dello scopo con cui fu costruita dalla casa inglese, ossia abbassare le emissioni inquinanti della gamma per evitare multe salatissime… - resta quantomeno affascinante.