Le auto più brutte di sempre? Eccone 10

La Subaru 360 si affacciò al mondo nel 1958, lanciando il brand nel mercato giapponese. Da noi non è così nota, perché in Italia c'era una certa Fiat 500 che aveva monopolizzato l’interesse di tutti (e non solo nel nostro Paese). La 360 può essere definita la “500” della Subaru, ma non ebbe certo lo stesso successo. “Bruttina e costa poco”, fu uno degli slogan di lancio della 360 negli Stati Uniti: non male, almeno in quanto a sincerità. 
Soprannominata “coccinella”, la Subaru 360 poteva ospitare fino a 4 persone ed è stata concepita per risollevare e motorizzare la popolazione giapponese dopo la Seconda Guerra Mondiale. Dotata di motore da 356 cc, la velocità massima era di 90 km/h e lo scatto da 0 a 100 avveniva in ben 40 secondi.

La Suzuki X-90 è una piccola suv lanciata nel 1996 con motore 1.6 e soli 2 posti, tetto rimovibile, aria condizionata e un bagagliaio praticamente inesistente. Le vendite furono un flop, ma ci pensò la Red Bull a trovarle uno scopo nella vita, piazzando un simulacro dell’energy drink sospeso in obliquo sul tetto e mandando in giro le Suzuki X-90 per scopi pubblicitari. Quest’auto poteva viaggiare a una velocità massima di 150 km/h e scattare da 0 a 100 km/h in 14 secondi. 

La Isuzu Vehicross ebbe vita molto breve, visto che fu prodotta tra il 1997 e il 2001. Caratterizzata da uno stile aggressivo, con un’altezza minima da terra pari a 32 centimetri, questa suv a 3 porte fu commercializzata in Giappone e soprattutto negli Stati Uniti, mentre in Italia arrivò in pochi esemplari, uno dei quali fu presentato al Motor Show di Bologna. 
Dotata di un motore V6 di 3.2 litri (poi aumentato a 3.5 litri per il mercato americano), da 215 CV, con velocità massima 185 km/h e scatto da 0 a 100 in 9 secondi, la Isuzu Vehicross eccelleva nel fuoristrada, caratteristica, che unita allo stile insolito, piacque più agli americani che al resto del mondo.

La Plymouth Prowler nacque come concept car nel 1993 ed entrò in produzione quattro anni più tardi con uno stile che omaggiava le hotrod degli anni ‘30 con le ruote scoperte, il muso sottile ed affilato e un telaio in alluminio. Era dotata di motore V6 installato anteriormente, della trazione posteriore e di un cambio automatico, l’unico disponibile. Una scelta che contrastava con l’indole sportiva di un’auto del genere, che comunque era leggera (1270 kg) e raggiungeva una velocità massima a 203 km/h e un’accelerazione 0-100 km/h in 6 secondi.
 

Il designer della SsangYong Rodius, Ken Greenley, si sarà anche ispirato agli yacht di lusso ma il risultato finale è oggettivamente sgraziato. La prima serie fu prodotta dal 2005 al 2009, aveva una capienza fino a 7 posti e girava con un motore diesel common rail da 2,7 litri con potenza con 163 CV, con velocità massima da 173 km/h e accelerazione 0-100 km/h a 13,5 secondi. 

Nonostante il padre illustre, quel Flaminio Bertoni che disegnò anche la DS, la Citroën Ami 6 sin dal suo esordio nel 1961 destò più di una critica per un design a dir poco insolito. La parte più controversa è la posteriore con quel montante che forma una “z” con il baule che ancora oggi sconcerta.
Le critiche all’estetica si tramutarono in elogi per quanto riguarda gli interni e la meccanicità, così come la guidabilità, soprattutto sulla stabilità e la tenuta di strada. Dotata di motore M4 e potenza da 22 CV, questa vettura poteva arrivare a una velocità massima di 112 km/h, poi migliorata con le versioni successive. 
 

La Chrysler PT Cruiser fu eletta nel 2001 Motor Trend Car of the Year. Non fu però un buon presagio per il futuro dato che nelle classifiche delle auto più brutte di tutti i tempi, la Chrysler PT Cruiser ha sempre un posto ragguardevole. Il concept del designer Bryan Nesbitt era quello di ricalcare le auto americane degli anni ‘40, puntando su uno stile retrò. Nonostante ciò l’auto ebbe un buon successo commerciale, visto che ne sono stati venduti più di 1,3 milioni di esemplari in tutto il mondo, Europa ed Italia comprese.
 

Prodotta tra il 1957 e il 1973, la NSU Prinz era spinta da un motore posteriore a 2 cilindri di 583 cc e potenza massima fino a 20 CV, poteva viaggiare fino a 105 km/h. Caratteristiche che migliorarono nei modelli successivi. Lo stile squadrato le valse molti soprannomi tra cui “saponetta”. Nonostante tutto, questa utilitaria fu un discreto successo come testimonia il lungo periodo di produzione e gli oltre 670.000 esemplari venduti.