PROVE DI FUTURO - “Questo non è il punto di arrivo, ma quello di partenza”. A dirlo è Walter Huber, presidente dell'IIT, l'Istituto per le innovazioni tecnologiche che ha realizzato il Centro per l'Idrogeno di Bolzano inaugurato il 5 giugno. Un impianto pensato nel 2009 e che sarà pienamente operativo entro fine giugno quando saranno terminati i lavori della stazione di rifornimento che consentirà di fare il pieno contemporaneo a due autobus alla pressione di 350 bar e a un'auto a 700 bar. Operazione che si potrà ripetere più volte al giorno considerato che l'attuale capacità di produzione di H2 è di 350 kg al giorno, sufficienti per riempire i serbatoi di 10 autobus o una sessantina di auto. Ma il potenziale è più alto e dovrebbe permettere di evitare di bruciare ogni anno oltre 1,2 milioni di litri di benzina e gasolio e di immettere nell'aria 1.600 tonnellate di CO2. Un risultato, quest'ultimo, da considerarsi “vero” in quanto il processo di elettrolisi per creare l'H2 deriverebbe da fonti rinnovabili, in particolare dall'idroelettrico, quindi senza emissioni nocive.
HYUNDAI IN LEASING - Realizzato con il supporto politico dell'amministrazione locale e quello finanziario dell'Unione europea, che ha messo 5,5 milioni di euro dei 6,5 spesi per la costruzione, il Centro H2 è in realtà attivo dall'ottobre scorso con l'erogatore provvisorio che rifornisce i cinque autobus in dotazione dell'azienda di trasporti locale. A questi si aggiungono a giugno dieci
Hyundai ix35 Fuel Cell che saranno messe a disposizione in leasing a 900 euro/mese comprensivo di rifornimento e che avranno il compito di contribuire alla sperimentazione dell'intera filiera. La flotta coreana, infatti, fa parte delle 75 unità attive in tutta Europa grazie al progetto HyFive promosso dalla Commissione europea per preparare l'avvio della mobilità a idrogeno nel 2016-2017 e al quale aderiscono anche Daimler, BMW, Honda e Toyota.
UN'EUROPA AD H2 - A spiegare perché il nuovo Centro adiacente al casello di Bolzano Sud è l'inizio di un percorso è lo stesso Huber quando afferma che “oggi l'idrogeno non è conveniente, ma il futuro è ad idrogeno perché non rilascia emissioni, può essere utilizzato per diverse applicazioni, si può produrre ovunque, consente lo stoccaggio di energia in eccesso generata da fonti rinnovabili e non si può monopolizzare”. Aspetti, questi ultimi, che lo rendono indispensabile per l'Europa, continente privo sostanziose scorte di petrolio e gas naturale e più volte soggetto ai “ricatti” esterni, come quelli che hanno portato alle crisi petrolifere degli anni Settanta o alle più recenti “minacce” di interruzione di fornitura del metano di origine russa.
LA SFIDA DEI COSTI - La scarsa sostenibilità economica dell'idrogeno odierno è confermata dal costo dei bus a celle a combustibile di oltre un milione di euro, circa 5 volte superiori a quelle di un mezzo tradizionale, e dalla spesa chilometrica, circa un euro/km contro gli 0,30 euro dei modelli a gasolio. La situazione si potrebbe ribaltare nei prossimi decenni, con la riduzione dei costi dovuta allo sviluppo della tecnologia fuel cell e l'avvio della sua industrializzazione di massa. Per contro la progressiva riduzione delle riserve di petrolio e gas e l'incremento della domanda di trasporto dovrebbe fare salire non poco i prezzi dei carburanti tradizionali. Un'inversione non prossima, ma al quale, dicono i responsabili dell'IIT, bisogna prepararsi in anticipo per essere pronti al momento opportuno.
UN PIANO DA 22 STAZIONI - Se il percorso intrapreso fino ad oggi ha permesso di affinare normativa, tecnologia e sicurezza, compreso l'addestramento di vigili del fuoco, protezione civile e operatori sanitari, la strada futura è ancora lunga. E ambiziosa. L'intento è di arrivare ad avere 22 stazioni di rifornimento nell'Alto Adige, oltre ai cinque distributori del tratto nazionale del Corridoio Verde, ossia il progetto europeo per consentire di viaggiare ad H2 da Modena a Monaco e poi fino a Stoccarda. Per l'Italia, oltre a Bolzano, sono previste le stazioni lungo l'asse dell'A22 a Carpi (MO), Verona, Trento e Brennero. A rallentare il programma è la concessione all'Autostrada del Brennero SpA, attuale gestore del tratto, scaduta il 30 aprile. In attesa del bando che assegna le nuove competenze la società in carica ha interrotto il piano facendo slittare i tempi di realizzazione che prevedono un anno per la progettazione e due per la realizzazione. Se tutto va bene, dunque, il secondo centro di idrogeno aprirà nel 2017 al Brennero sfruttando l'energia eolica per generare l'elettrolisi. Se i fondi lo consentiranno, nello stesso anno potrebbe aprire anche la stazione di Trento, mentre per quelle più a sud i tempi sono destinati ad essere più lunghi.