QUESTIONE DI GIORNI - I lavoratori della Chrysler potrebbero essere chiamati a votare il nuovo contratto di lavoro entro la fine di questa settimana. È quanto sostiene il quotidiano statunitense Wall Street Journal, secondo cui si starebbero definendo gli ultimi dettagli dell’accordo tra il management della casa di Auburn Hills e la United Auto Workers, il sindacato dei metalmeccanici a stelle e strisce. Tanto più che un’intesa di massima, ancora top secret, sarebbe già stata raggiunta durante trattative che si sono protratte per tutto il weekend.
CONTRATTO SCADUTO - La Chrysler è l’ultima delle grandi case automobilistiche americane con il contratto di lavoro scaduto, dopo che, nei giorni scorsi, sia la General Motors sia la Ford hanno rinnovato i rispettivi accordi. E dire che, un mesetto fa, la controllata del gruppo Fiat sembrava sul punto di firmare; tuttavia, con una mossa a sorpresa, il leader della Uaw, Bob King, ha disertato all’ultimo momento il tavolo delle trattative, lasciando una sedia vuota davanti a un indispettito Sergio Marchionne (leggi qui la notizia).
TRATTATIVE DIFFICILI - Attualmente, l’amministratore delegato italo-canadese si trova negli Usa e c’è chi dice che, tra le altre cose, abbia intenzione di partecipare di persona alle trattative. Manco a dirlo, l’obiettivo del management della casa è quello di ridimensionare le richieste del sindacato, che alle rivali Ford e General Motors ha strappato un bonus una tantum per i lavoratori, rispettivamente, di 6.000 e 5.000 dollari, oltre all’abolizione del tetto per le assunzioni a “stipendio pieno” (per uscire dalla crisi, i lavoratori inquadrati dopo il 2009 si sono dovuti accontentare di un salario minimo inferiore rispetto a quelli assunti in precedenza); un paletto, questo, che ha permesso il rilancio dell’auto statunitense, ma che ora, secondo i sindacati, non è più necessario.
OBIETTIVI AMBIZIOSI - Naturalmente, non la pensa così Marchionne, che non nasconde obiettivi ambiziosi per l’accoppiata Fiat-Chrysler: “Insieme venderemo circa 4,2 milioni di auto quest’anno, diventando il quinto produttore a livello mondiale”, ha dichiarato a un convegno presso la Camera di commercio canadese. L’obiettivo: arrivare a 5,9 milioni entro il 2014. “La crisi”, ha poi aggiunto il manager, “impone un nuovo modello di business per l’auto e l’Europa dovrebbe imparare la lezione americana”.
AUTUNNO CALDO - In Italia, tuttavia, il fronte sindacale si sta scaldando. La Fiom ha dichiarato uno sciopero nazionale di otto ore per il 21 ottobre, esteso anche ai lavoratori dell’indotto, che culminerà in una manifestazione a Roma. “Siamo alle prese non con assunzioni, ma con un aumento della cassa integrazione, delle dismissioni e dei licenziamenti”, ha spiegato Maurizio Landini, segretario dei metalmeccanici della Cgil. Senza contare che l’uscita del Lingotto dalla Confindustria, a partire dal primo gennaio del 2012, dà man forte a chi teme un’eccessiva “deregulation” del settore (leggi qui la notizia).









