Dieci auto monovolume dalle idee geniali

La Renault Espace, considerata da molti la capostipite delle monovolume moderne in Europa, ha fatto della modularità il suo punto di forza attraverso le varie generazioni. I suoi sedili scorrevoli, reclinabili e removibili (e nelle prime serie anche girevoli) permettevano configurazioni interne quasi infinite, adattandosi a qualsiasi esigenza di trasporto di persone o oggetti.

Per rispondere alla crescente richiesta di versatilità, la Opel Zafira puntò sull’intuitivo sistema “Flex7”. Permetteva di passare rapidamente da una configurazione a 7 posti a una a 5 posti (e viceversa) ripiegando a scomparsa i due sedili della terza fila nel pianale del bagagliaio, senza doverli rimuovere fisicamente.

La luminosità dell’abitacolo, garantita dall’ampio parabrezza panoramico e dal tetto in vetro, era una delle caratteristiche principali della Citroën C4 Picasso e della più grande Gran C4 Picasso. A ciò si aggiungevano soluzioni votate al comfort e alla versatilità, come i sedili posteriori individuali, scorrevoli e reclinabili singolarmente.

Negli anni d’oro delle monovolume, il concetto arrivò anche tra le citycar: lunga 373 cm, la Peugeot 1007 era caratterizzata da due ampie porte scorrevoli elettriche. Questa soluzione facilitava enormemente l’accesso all’abitacolo in spazi ristretti, come i parcheggi in città, e rappresentava un esempio di come le monovolume cercassero soluzioni innovative anche per la mobilità urbana.

Con la seconda generazione della Meriva, la Opel introdusse le cosiddette “FlexDoors”, in cui le portiere posteriori erano incernierate posteriormente. Questa soluzione, ispirata alle auto di lusso di un tempo, facilitava l’accesso ai sedili posteriori, in particolare per l’installazione di seggiolini per bambini o per persone con mobilità ridotta, abbinando praticità e un tocco di originalità.

Con lo stesso obiettivo di facilitare l’accesso al divano condiviso con la rivale Opel Meriva, la Ford B-Max propose l’eliminazione del montante centrale unita a porte posteriori scorrevoli. Questo creava un’apertura laterale eccezionalmente ampia e priva di ostacoli, facilitando enormemente l’ingresso e l’uscita, specialmente in spazi ristretti, e il carico di oggetti voluminosi.

Anticipando la moda del look da fuoristrada che sarebbe arrivata alcuni anni dopo, la Renault Scenic RX4 si distingueva per l'assetto rialzato, la trazione integrale e dettagli estetici da suv. La RX4 era derivata dalla normale Scenic, che fu capostipite delle monovolume compatte evolvendo la filosofia della Espace con tanti vani portaoggetti e grande flessibilità dei sedili. La caratteristica più ingegnosa e particolare della RX4 era però il portellone posteriore diviso orizzontalmente: il lunotto apribile separatamente facilitava l’accesso rapido al bagagliaio per piccoli oggetti, mentre l’apertura completa del portellone consentiva il carico di quelli più grandi.

La prima serie della Toyota Previa si distingueva non solo per il suo design a uovo decisamente aerodinamico e quasi futuristico per l’epoca, ma anche per la sua architettura meccanica unica: il motore era posizionato centralmente, quasi orizzontale, sotto il pianale. Questa soluzione contribuiva a un pavimento quasi completamente piatto e a un baricentro basso, migliorando lo spazio interno e la guidabilità, seppur con qualche compromesso sulla manutenzione.