DUE CAPI D’ACCUSA - Un giudice distrettuale nello stato del Michigan ha condannato a 7 anni di reclusione Oliver Schmidt (nella foto), ex manager della Volkswagen ritenuto colpevole di due capi d’accusa in relazione alla vicenda del Dieselgate, lo scandalo sulle emissioni truccate di alcuni motori diesel costato all’azienda quasi 30 miliardi di dollari negli USA fra multe e compensazioni. La sentenza è stata emessa mercoledì 6 dicembre, secondo il sito internet Autonews, quando il giudice Sean Cox ha punito il manager 48enne in quanto a capo fino al 2015 dell’ufficio che gestiva le pratiche ambientali e regolatorie negli Usa: Schmidt è stato condannato per i reati di frode nei confronti degli Stati Uniti e violazione del Clean Air Act, il documento che definisce le politiche ambientali del Paese. È caduta invece l’accusa di favoreggiamento per frode informatica.
NESSUNO SCONTO - Oliver Schmidt si era dichiarato colpevole lo scorso agosto, ma nel corso del processo ha tentato di alleggerire la sua posizione sostenendo che la sua responsabilità fosse limitata nella vicenda. Il giudice Cox non è stato di questo avviso e ha definito il ruolo centrale di Schmidt, tanto da punirlo con la pena massima per questo tipo di reato: il manager dovrà pagare inoltre una multa di 400.000 dollari e sconterà altri 6 anni nella prigione federale di Milan, in Michigan, dopo aver già trascorso dietro le sbarre 11 mesi (è rinchiuso da marzo dopo essere stato fermato a gennaio). Schmidt era a conoscenza del software per falsificare le emissioni inquinanti di alcune auto, secondo quanto ammesso dichiarandosi colpevole, ma non ha condiviso questa informazione e non ha denunciato l’azienda. Il 48enne è il secondo manager condannato negli Usa in riferimento allo scandalo: ad agosto un giudice ha inflitto 40 mesi di reclusione e 200.000 dollari di multa a James Liang, fra gli sviluppatori del software illegale.