FOLLA DI ACCUSATORI - Sono oltre 1.400 le cause legali intentate da azionisti contro la Volkswagen per la vicenda Dieselgate (750 solo nella giornata di lunedi, in cui scadeva l’anno dopo lo scoppio dello scandalo). Tutte accusano la casa automobilistica di non aver informato dell’esistenza di problemi in merito alle emissioni, così che quando nel settembre del 2015 il caso è venuto clamorosamente a galla con le accuse dell’EPA, le azioni hanno perso valore da un giorno all’altro: il 35% in due giorni. Secondo il ragionamento dei querelanti, se i vertici Volkswagen avessero riferito prima delle difficoltà insorte con le autorità americane, essi avrebbero potuto vendere a prezzi migliori.
PROCURA INGOLFATA - La “rivolta” degli azionisti ha dimensioni molto grandi: al momento le cause depositate sono 1.400 e la Procura del Tribunale di Braunschweig, sotto la cui giurisdizione ricade Wolfsburg, sede della Volkswagen, si ritrova anche in difficoltà pratiche. Nei giorni scorsi sono stati reperiti nuovi locali per far posto al materiale inerente le cause ed è stato potenziato lo staff. Si calcola che solo per il lavoro preparatorio occorreranno alcune settimane.
RICHIESTE PRIVATE E ISTITUZIONALI - Ad avere fatto causa sono sia investitori privati che istituzionali (fondi pensione, fondi di investimento, istituzioni pubbliche). Il totale dei risarcimenti richiesti ammonta a 8,2 miliardi di euro. La richiesta più grande è di 3,3 miliardi di euro ed è stata presentata già qualche mese fa dallo studio specializzato Andreas Tilp per degli investitori istituzionali. Va detto che la Volkswagen respinge le accuse, anche sulla base di pareri legali interni ed esterni. Secondo la sua tesi, la vicenda americana e i rapporti con le locali autorità per la protezione dell’ambiente furono affrontati nella convinzione che la vicenda si sarebbe chiusa con un accordo per portare a norma le auto, con costi attorno a un centinaio di milioni, ben lontani dai 14 miliardi poi sanzionati.
IL N° 1 DELL’AUDI - Intanto, prosegue l’indagine interna avviata dalla Volkswagen e condotta in modo indipendente dallo studio legale statunitense specializzato Jones Day. Si sa che dovrà essere ascoltato il capo dell’Audi Rupert Stadler, e sulla stampa tedesca circola insistente la voce che verso di lui ci sarebbero testimonianze che lo coinvolgerebbero pesantemente nella vicenda. Secondo queste voci Stadler sarebbe stato a conoscenza del software illegittimo già dal 2010.