FALSO E CONCORRENZA - Secondo quanto riporta l'agenzia Reuters, la procura della città tedesca di Braunschweig ha accusato Martin Winterkorn (nella foto), manager alla guida del Gruppo Volkswagen fra il 2007 e il 23 settembre 2015, di frode e concorrenza sleale in merito ai fatti del Dieselgate. Il caso, venuto a galla nel 2015 (ma ancora lungi dal dirsi concluso), smascherò la presenza, in milioni di auto del Gruppo, di centraline non conformi, nelle quali un software rilevava i test da parte delle autorità di omologazione abbassando artificiosamente le emissioni di NOx rispetto al normale uso su strada. Il manager, insieme ad altri cinque accusati, avrebbe dichiarato il falso davanti alle autorità europee e statunitensi, negando di essere a conoscenza del dispositivo illegale.
ACCUSE PER ALTRI 4 - I procuratori di Braunschweig, sotto la cui giurisdizione ricade Wolfsburg, sede della Volkswagen, hanno scritto in una nota che Winterkorn, oggi 71enne, avrebbe approvato nel novembre 2014 l’installazione di un upgrade del software incriminato al costo di 23 milioni di euro. Winterkorn per di più non avrebbe fatto nulla per riportare la situazione nei “confini” della legalità, dopo che il 25 maggio 2014 fu evidente che la Volkswagen stava violando la legge. Ciò è reso ancor più grave dal fatto che Winterkorn era il numero uno dell’azienda, quindi la figura con più potere e su cui ricadono le responsabilità. La procura ha accusato altri 4 manager e sta indagando sul altri 36, dopo che lo scorso anni alla Volkswagen era stata inflitta dalla giustizia tedesca una multa di 1 miliardo di euro, una delle più alte di sempre per quel paese.