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È confermato: la Fiat produrrà in Russia con la Sollers

11 febbraio 2010

Come vi avevamo anticipato ieri in anteprima, i due Costruttori hanno siglato oggi un accordo per produrre insieme auto e Suv in Russia, con l’obiettivo di raggiungere le 500.000 unità l’anno entro il 2016. Saranno costruiti nove nuovi modelli, sfruttando una nuova piattaforma (quella che servirà anche per alcune future Fiat-Chrysler), e il 10% verrà esportato.

ALLA PRESENZA DI PUTIN - La lettera d’intenti che dà il via alla collaborazione fra la Fiat e la russa Sollers (che produce la Uaz Patriot) è stata firmata da Vadim Shvetsov, amministratore delegato della Casa russa, e Sergio Marchionne (foto in alto), alla presenza del Primo Ministro russo Vladimir Putin. Con questo accordo, l’impianto della Sollers localizzato a Naberezhnye Chelny, a 1000 km ad est di Mosca, nella Repubblica del Tatarstan, verrà potenziato e ampliato. Lo scopo è di raggiungere una produzione di mezzo milione di veicoli annui entro sei anni, un decimo dei quali per l’esportazione. 

A Naberezhnye Chelny verranno prodotti nove nuovi modelli: berline compatte, berline medie e anche Suv. Tutti saranno basati su quella che la Casa torinese chiama “una nuova piattaforma globale Fiat-Chrysler”. 

I SOLDI LI PRESTA IL GOVERNO - L’accordo prevede anche che almeno metà dei componenti impiegati sia di produzione locale (compresi motori e cambi). Verranno prodotti sia nell’impianto della ZMZ sia nel nuovo parco tecnologico di Togliatti. Alla riuscita dell’accordo, però, sarà necessaria l’erogazione da parte del Governo russo di prestiti agevolati a lungo termine, e tali da coprire per intero gli investimenti (2,4 miliardi di euro). “Si tratta – ha commentato l’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne - di una della più grandi alleanze siglate dal nostro Gruppo,  in uno dei mercati a più alto potenziale”



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Ritratto di Gianluigi74
11 febbraio 2010 - 17:13
Qui da noi lo sport preferito dagli automobilisti tedescofili e dai politici incompetenti è dare contro alla FIAT........... Dove capiscono qualcosina in più sull'importanza di avere industrie che producono e danno lavoro nel proprio paese, i soldi li danno eccome!!!!!! Francia, Germania in primis!!!!!!!!!!!!!!! E poi nessun politico di quei pesi si sognerebbe di andare in giro con una macchina costruita all'estero, quando gli operai del suo paese vengono licenziati per mancanza di lavoro!!!!! Da noi siamo così imbeci.......i che la polizia invece di comprare le 159, va a comprare 500 laguna dalla renault !!!!!!!!!!!!!!! Se non fosse tragico sarebbe da ridere......... Riguardo a Marchionne, lui per quanto senz'anima e spietato, fa solo il suo mestiere.
Ritratto di Francesco T
11 febbraio 2010 - 18:47
LA FIAT FA BENE A DIFFONDERE I PROPRI PRODOTTI E CREARE NUOVE ALLENZE X SOPRAVIVERE.............POI E' IL GOVERNO ITALIANO CHE SI DEVE IMPEGNARE NN SOLO LA FIAT.................X TERMINI LA SOLUZIONE SI TROVERA...........' E' NN LO DICO XCHE' VOGLIO DIFENDERE FIAT.........SE LA FIAT NN VUOLE PRODURRE PIU' A TERMINI UN MOTIVO CI SARA'..........QUINDI NN ROMPETE............I LAVORATORI DI TERMINI NN PERDERANNO IL POSTO..........ALMENO ME LO AUGURO..........MA BERLUSCONI SI MUOVESSE NN DICESSE SOLO M.......ATE........
Ritratto di Zack TS
11 febbraio 2010 - 20:52
1
non ci sono altre parole per descrivere questo scempio....
Ritratto di El bocia
11 febbraio 2010 - 21:04
la fiat NON E' UN ENTE STATALE, lo volete capire si o no? la fiat è l' unica casa che ha fatto pressione per sti c°zzo di incentivi qui in italia ma mi spiegate perchè il governo deve parare il c*lo a certa gente? BASTA! AVETE ROTTO! motivate la difesa per la fiat al posto che sparare a zero sulla politica.
Ritratto di trap
12 febbraio 2010 - 08:56
Le auto vanno progettate in italia e prodotte all'estero! Ritengo sia inutile ostinarsi a investire in settori che nel nostro paese sarebbero in perdita. Noi dovremmo specializzarci in altro, qualcosa che possa essere competitivo, qualcosa che riusciamo a fare solo noi
Ritratto di Gianluigi74
12 febbraio 2010 - 10:00
Non so dove abiti e quale sia il tuo lavoro, ma pensare che esista qualcosa che solo l'etnia italica sia capace di fare, mentre un altra etnia con diffrente patrimonio genetico sia inabile a farlo, mi dispiace dirtelo, ma è pura fantasia. La miope ostinazione dei manager occidentali a voler considerare la risorsa umana e quindi il lavoro, solamente un costo per l'azienda e non invece come è una ricchezza e sopratutto la base stessa su cui una società si basa ha portato agli sconvolgimenti economici, e sociali degli ultimi anni. Senza un apparato produttivo localizzato nel proprio paese, come ogni governo europeo, americano etc, etc, etc, che garantisca lavoro e stabilità sociale si va verso un'inevitabile catstrofe. Fino a quando gli operai serbi, polacchi, cinesi, vietnamiti, staranno buoni come animali al macello, perchè spraffatti dal bisogno della fame sopportando ingiustizie e soprusi per 10 euro al mese? E in Italia, dove grazie alla delocalizzazione chi ha meno di 35/40 ormai trova soltanto lavori a progetto, cococo, stage semigratuiti, e quant'altro che i vari governi si sono inventati, se va bene e non lavora al nero, che succederà quando non potranno contare più sull'aiuto dei genitori, che ancora, grazie a sudatissime conquiste sindacali possono permettersi di mantenere tutta la famiglia? Vallo a dire ai lavoratori dell'Alcoa, di Termini imerese, di Eutelia, della Berloni, del distretto della ceramica, di prato, solo per dirne alcuni. L'anno passato si è fatto un meno 5% di pil, se continuiamo su questa direzione tra pochi anni saremo noi italiani preda della stessa delocalizzazione, magari licenzirenno gli operai serbi e polacchi per aprire nuove fabbrice in italia perchè troveranno milioni di disperati disposti a lavorare a meno. Senza il lavoro non si vive.
Ritratto di El bocia
12 febbraio 2010 - 11:51
concordo sul fatto che si deve considerare il lavoratore come un valore aggiunto all' azienda, non come un peso soaciale "fantozziano".
Ritratto di Gipo
12 febbraio 2010 - 19:17
La decisione di Marchionne di lasciare Termini Imerese è dettata dall'insanabilità, o meglio dalla volontà di non sanare, problemi endemici. Se al nord chi edifica ospedali dà al Capobastone della Locale di turno la concessione dei parcheggi a pagamento (il titolare d'un parcheggio d'ospedale avendo minor dignità umana d'un boia per passione), figuriamoci quali "balzelli" si è costretti a pagare in Trinacria lungo tutta la catena del "valore" (evvai con la competitivita!). Nel '44 la Sicilia voleva annettersi agli Stati Uniti in qualità di 49° stato dell'Unione, ebbene, lasciamoglielo fare adesso, visto che lo stato italiano non c'è, ed anzi sarebbe meglio non ci fosse proprio; vedasi il numero di giardinieri al Comune di Palermo, il numero di consiglieri alla Regione Sicilia (citando solo un paio d'esempi e nemmeno dei più ributtanti), e vedasino i relativi stipendi, pardon "onorari". Si prendessero i soldi dalle tasche di tutti questi ladri legittimati, si potrebbe agevolmente sanare la situazione di Termini Imerese (e non solo). Puntare microfoni e telecamere in faccia a chi, giustamente, è nella disperazione è atto ipocrita e codardo, proprio di chi non ha l'onestà intellettuale ed il coraggio di alzare il tiro sui veri "obiettivi sensibili". Chiunque, siciliani in primis, abbia avuto esperienze di cantiere o di impresa in quella terra, ed ovunque lo stato sia colluso con Mafia, 'Ndrangheta o Camorra, non potrà che convenire. A Pomigliano, intanto, arriverà la nuova Panda.
Ritratto di autolog
12 febbraio 2010 - 19:56
Grazie. Ecco qualcuno che è in grado di ragionare, ha contatto con la realtà e sa anche l'italiano (non ne posso più di leggere a senz'acca e strafalcioni sui congiuntivi.... qualcuno spieghi ad elioso e compagnia che uno dei primi motivi per cui si produce all'estero è l'analfabetismo che ancora impera in buona parte di questo disgraziato paese). Last but not least: ci spiegate perché se tutti delocalizzano le imprese italiane non dovrebbero farlo? E quando saranno tutte fallite perché non competitive con la concorrenza, a chi daranno lavoro? A nessuno? Preferite questo? Non licenziare gli esuberi e non chiudere le fabbriche in perdita è solo rimandare le decisioni e non guardare in faccia la realtà. E cmq nessuno di questi poveretti in cassa integrazione, a cui va la mia solidarietà più piena, starà su una strada perché in gran parte saranno prepensionati o riconvertiti (l'Italia non è l'America, esiste lo stato sociale e ne sono ben lieto). Il problema qui semmai è come faremo ad andare avanti senza una seria politica industriale che sia un pò meno miope e retrograda di certi ragionamenti veterosindacali da anni '60 che si leggono qui. Perché lo Stato paga e allevia i disagi dei licenziati ma se non si creano dei sostituti delle fabbriche chiuse, tra non molto non ci saranno più soldi in cassa... e col debito che abbiamo, aiuto.
Ritratto di Gipo
28 marzo 2010 - 16:11
Sempre e comunque.