UNA SOGLIA CRITICA - 500 milioni: questo è il nodo ricorrente nella fusione, approvata dagli azionisti all'inizio del mese, tra Fiat e Chrysler. Giova infatti ribadire che gli azionisti che non sono d'accordo su questa operazione possono esercitare il cosiddetto diritto di recesso, facendosi liquidare le azioni in denaro: il valore stabilito è di 7,727 euro ad azione. Il problema è che, affinché la fusione vada in porto, è necessario infatti che l’esborso complessivo richiesto dagli azionisti contrari alla fusione, che hanno tempo fino al 20 agosto, non superi i 500 milioni di euro. Oggi la casa fa sapere che tale soglia potrebbe essere innalzata solo attraverso un ulteriore voto degli azionisti, formulato in un'assemblea straordinaria, appositamente convocata.
LE AZIONI OSCILLANO - Dall'annuncio della fusione (
qui la news), le
azioni Fiat non sono andate granché bene, lasciando più del 9% sul terreno in due giorni, a causa di indiscrezioni sul numero di richieste di recesso arrivate da soci che hanno votato contro o non hanno partecipato alla riunione. Da un massimo di 9,08 euro ad azione toccato a fine aprile, si è arrivati ad un minimo di 6,45 euro della prima settimana di agosto. Non stupisce quindi la richiesta della Consob, l'ente regolatore per gli affari nella Borsa italiana, di fornire chiarimenti sulla situazione in atto. Va detto che quella di Consob non è un'azione contro la Fiat, ma a salvaguardia del mercato per evitare speculazioni.
UNA PARTITA A SCACCHI - Il comunicato chiarificatore da parte della Fiat in merito ai dettagli tecnici della fusione non si è fatto attendere, anche se bisognerà aspettare l'inizio di settembre per saper quanti azionisti abbiano deciso di esercitare il diritto di recesso. Giungono a tal proposito profetiche le parole di Sergio Marchionne durante l'assemblea di inizio agosto (nella foto): “Ove, a seguito dell’esercizio del diritto di recesso da parte degli azionisti, il limite di 500 milioni di euro fosse superato, la fusione non sarebbe perfezionata, dunque non sarebbe pagato alcun valore di liquidazione e gli azionisti che avessero esercitato il diritto di recesso continuerebbero a detenere le relative azioni, senza ricevere il valore di liquidazione”. Cioè, cari azionisti, non puntate contro la fusione, anche se i freddi numeri direbbero il contrario: infatti oggi il valore dell'azione è di 7 euro e la Fiat ne garantisce 7,7 per chi non aderisce. Ma se la fusione non si fa l'azionista si tiene ciò che ha e non ci guadagna niente, quindi tanto vale aderire: insomma una vera partita a scacchi. E, come sottolinea una nota la “Fiat non si attende nessun impatto sui rapporti con Chrysler nel caso in cui la fusione non venisse perfezionata”. Logico mettere le mani avanti, ma l'impressione è che la partita debba ancora essere appieno giocata.