NON SOLO DIESEL - Tutti i principali organi stampa francesi hanno riferito oggi di aver raccolto notizie di un nuovo aspetto del procedimento contro la FCA per alcuni suoi modelli diesel con emissioni non corrispondenti a quelli di omologazione. Secondo gli articoli pubblicati la nuova accusa rivolta alla FCA sarebbe quella di aver posto degli ostacoli al lavoro di un inquirente impegnato nel caso. La vicenda sarebbe al centro di una comunicazione giudiziaria inviata la settimana scorsa ai rappresentanti francesi della FCA. Il tutto in riferimento alle indagini relative alla informazione giudiziaria già trasmessa il 15 marzo scorso e relativa alle emissioni di diversi modelli equipaggiati con i motori Euro 6 Multijet II (1.6 et 2 litri) ed Euro 5 (1.3). Le auto in discussione sono la Fiat 500X, la Jeep Cherokee e la Fiat Doblò. L’accusa di aver ostacolato le indagini si riferirebbe invece al comportamento della FCA nei confronti di un ispettore della DGCCRF (Direzione generale della concorrenza, dei consumi e della repressione delle frodi, un organismo che agisce con propri agenti di polizia). Il periodo interessato sarebbe dal maggio 2016 al gennaio 2017.
DICHIARAZIONE DI FIAT FRANCE - Da parte del costruttore italo-americano c’è da riferire di una dichiarazione di Fiat France che afferma di “aver sempre cooperato alle inchieste delle autorità competenti” e di “attendere con impazienza l’occasione di rispondere alle domande che le potranno essere poste”. Va ricordato che in Francia sono anche sotto indagine con l’accusa di frode aggravata anche la Volkswagen, la Renault e il gruppo PSA. Nessuno di questi costruttori indagati è però sospettato di aver ostacolato le indagini, come invece viene fatto per la FCA. Per quel che riguarda i modelli FCA sotto esame, nell’occhio del ciclone c’è soprattutto la Fiat 500X per la quale i rilevamenti effettuati per conto degli inquirenti avrebbero messo in evidenza emissioni di CO2 superiori del 40% alla norma e scarichi di ossidi di azoto tre volte quanto risulta dai dati di omologazione. E l’indagine giudiziaria lavora al sospetto che i motori in questione utilizzino un sistema che dopo 22 minuti che il propulsore è in moto (il tempo che dura il test di omologazione) modifica le regolazioni di funzionamento. Analogamente, il cambio automatico in dotazione riconoscerebbe quando la vettura è impegnata nel rilevamento di omologazione per poi cambiare le regolazioni dell’alimentazione quando il ciclo di legge è terminato.