DA LE MANS… - Con la propria divisione Classic, che ne realizzerà nove esemplari interamente a mano, la
Jaguar farà rinascere la
XKSS: Secondo la casa, si tratta de “la prima supercar al mondo”. La fonte è di parte, ovviamente, ma il valore storico-collezionistico della XKSS è fuori di dubbio. In pratica, è la versione stradalizzata della D-Type che si è aggiudicata la 24 Ore di le Mans dal 1955 (già, proprio l’anno del disastro che costò la vita a Pierre Levegh e a 84 spettatori in tribuna, falciati dalla sua Mercedes impazzita) al 1957: fu il fondatore della Jaguar, William Lyons, a decidere dopo la terza vittoria la conversione di 25 D-Type da competizione in altrettanti versioni stradali.
…ALLA STRADA - La conversione non fu stilisticamente priva di ripercussioni: era prevista l’aggiunta di un nuovo parabrezza più alto, una porta supplementare per il passeggero, l’eliminazione del divisorio tra i due posti anteriori e la rimozione “ pinna” dietro al conducente, realizzata con funzione aerodinamica. L’obiettivo era fare cassa; il principale mercato di destinazione quello, molto ricco, degli Stati Uniti.
COME NEL ’57 - Tuttavia, solo 16 delle 25 auto, ribattezzate Jaguar XKSS, furono approntate, perché un incendio distrusse lo stabilimento di Browns Lane: correva il 12 febbraio 1957 e 9 XKSS, alcune delle quali pressoché complete, andarono distrutte. 59 anni dopo l’evento, l’idea di portare a termine il compito commissionato da Lyons. Le specifiche sono quelle originali, con qualche licenza sul tema mutuato dalla costruzione delle repliche di E-Type; la costruzione è prevista nel nuovo Experimental Shop Jaguar di Warwick. I clienti? Solo pochi (evidentemente) e iperselezionati (noblesse oblige) collezionisti, disposti a sborsare più di 1 milione di sterline per ogni replica, realizzata in conformità dal produttore originario.