Si avvia verso una chiusura senza particolari scossoni, né in positivo né in negativo, il 2025 dell’automobile in Italia: non c’è stato un crollo, ma nemmeno segnali di una sperata ripartenza. Dopo anni segnati da pandemia, crisi delle forniture, inflazione e rialzo dei tassi, il settore appare in una sorta di equilibrio precario, con le vendite che tengono seppur a livelli piuttosto bassi. I dati dell’Unrae raccontano un settore che resiste, ma che fatica a rinnovarsi, stretto tra redditi limitati, regole sempre più stringenti e una transizione energetica che nel nostro Paese procede più lentamente che nel resto d’Europa.

Nei primi 11 mesi del 2025, le immatricolazioni di auto nuove si fermano a 1,418 milioni di unità, con un calo del 2,4% rispetto al 2024. È però importante confrontare l’anno in corso con il 2019, l’ultimo anno significativo perché precedente allo scoppio della pandemia di Covid: rispetto a quell’anno, l’immatricolato è inferiore di oltre il 20%, che in numeri diventano circa 400.000 auto nuove in meno rispetto all’era pre-Covid. Secondo le stime dell’Unrae, la chiusura del 2025 dovrebbe attestarsi intorno a 1,52 milioni di unità, mentre il 2026 è previsto in lieve recupero, ma senza un vero ritorno ai volumi storici.

L’auto continua a essere il pilastro della mobilità nazionale, con oltre il 60% dei percorsi coperti con l’automobile privata. Crollato nel periodo pandemico, il trasporto pubblico recupera solo parzialmente, mentre crescono gli spostamenti a piedi e quelli attraverso la micromobilità, pur rimanendo marginali. Il calo delle vendite non corrisponde quindi a una minore richiesta di mobilità individuale, ma questo si traduce sempre meno spesso nell’acquisto di una nuova vettura. L’Unrae spiega questo fenomeno non solo con il mero aumento dei prezzi: in cinque anni, osserva l’associazione che rappresenta le case automobilistiche estere attive in Italia, il potere d’acquisto reale degli italiani è cresciuto di circa tre punti percentuali, ma nello stesso periodo il mercato auto ha perso quasi il 19%.

La conseguenza diretta di un mercato che ristagna è l’invecchiamento del parco circolante. Nel 2025 in Italia circolano oltre 40,5 milioni di autovetture, quasi tre milioni in più rispetto al 2019. L’età media ha raggiunto i 13 anni e ben il 58% delle auto, pari a 23,7 milioni di unità, ha più di dieci anni. Ancora più significativo il dato sulle vetture ante Euro 4, che superano gli 8,6 milioni e rappresentano oltre un quinto del totale. Il ciclo stimato di sostituzione arriva così a 27 anni, un valore che rende evidente quanto il rinnovo del parco sia ormai rallentato, con ricadute negative su sicurezza stradale, consumi ed emissioni.

Parallelamente cresce il mercato dell’usato, che ha numeri migliori di quello del nuovo e nel 2025 fa registrare una crescita del 2,5%. Tuttavia, sommando le auto nuove e le usate, il mercato complessivo resta sotto di quasi il 9% rispetto al 2019, con circa 347.000 passaggi in meno nell’anno. Il rapporto tra usato e nuovo si ferma a 2 contro 1 (2 auto usate ogni auto nuova), un valore inferiore a quello dei principali mercati europei, segno che anche il ricambio attraverso il mercato secondario è meno dinamico rispetto ad altri Paesi.

Sul fronte delle motorizzazioni, il 2025 conferma un cambiamento strutturale, con le ibride non ricaricabili che conquistano quasi la metà del mercato, arrivando al 44,5% delle immatricolazioni, grazie soprattutto alle mild hybrid. Le auto a benzina mantengono una quota rilevante, mentre le diesel scendono a livelli mai visti prima, con appena il 5,6% tra i privati e il 9,4% complessivo. Le elettriche pure si attestano al 5,8% e le plug-in al 6,2%, portando la quota complessiva delle vetture ricaricabili al 12%, un valore ancora modesto nel confronto europeo. Nei primi mesi del 2025, la quota di BEV negli altri Paesi europei è stata superiore al 21%. Per l’Unrae, il legame con il reddito è evidente: dove il PIL pro capite più elevato la diffusione delle auto elettriche è molto più rapida. A questo si aggiungono incentivi discontinui, una fiscalità poco favorevole e una diffusa incertezza dei consumatori.

Il ritardo nell’elettrificazione si riflette anche sulle emissioni: nel 2025 la CO2 media delle nuove immatricolazioni in Italia resta attorno ai 115 g/km, un valore superiore alla media UE e distante dai target sempre più stringenti fissati per il periodo 2025–2029. Il dato è ancora più significativo se si considera che le auto vendute in Italia sono mediamente più leggere rispetto alla media europea, segno che è soprattutto la composizione del mix di alimentazioni a penalizzare il risultato finale. Secondo l’Unrae, il nodo principale non è tecnologico, ma strategico. Senza misure stabili, una fiscalità più coerente, un piano infrastrutturale credibile e una comunicazione meno ideologica, il rischio è che il mercato resti intrappolato in una lunga fase di stagnazione.





















































































