MISSIONE SPECIALE - Che la vicenda del
Dieselgate non fosse di facile soluzione per la
Volkswagen era già chiaro; anche se Herbert Diess, a capo del marchio VW, ha detto che i colloqui con l’Epa (l’ente americano per la protezione dell’ambiente) continuano, la portavoce dello stesso organismo ha invece affermato che il confronto è a un punto morto e che il suo ente esige dalla casa tedesca misure rapide ed efficaci. Ma se non si fosse capito, a confermare lo stato di difficoltà in cui versa la situazione, c’è l’iniziativa del CEO della Volkswagen, Matthias
Müller (
nella foto), di compiere un viaggio in America per una serie di incontri ad alto livello per discutere della questione. Una vera e proprio “mission impossible”. Nodo da sciogliere sono gli interventi da compiere per rendere regolari le automobili coinvolte (580 mila). Per gli americani le modifiche decise per le auto vendute in Europa non vanno bene, e vogliono modifiche più sostanziose.
SOLUZIONE DIFFICILE - Fatto sta che dal 18 settembre, quando è scoppiato lo scandalo, il tempo è passato e passa senza una definizione del problema, con il mercato che accusa colpi sempre più evidenti (9% in meno le vendite VW a dicembre negli Usa), mentre l’ipotesi di pesantissime sanzioni economiche fa scivolare sempre più in basso le quotazioni delle azioni Volkswagen. Non stupisce poi che indiscrezioni stampa tedesche parlino di possibile ritiro (restituendo i soldi al cliente o offrendo sostituzioni molto vantaggiose) da parte della casa costruttrice di ben 115 mila vetture. Voce peraltro non confermata. Restano infine le ipotesi di una serie di interventi più complessi (e costosi) di quelli compiuti decisi per le auto vendute in Europa.
PARTITA AI MASSIMI LIVELLI - Nei prossimi giorni gli occhi torneranno a essere puntati sull’altra parte dell’Atlantico, in attesa di vedere quali esiti sortiranno i colloqui di Müller, sia per quanto concerne la causa civile intentata dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, con ipotesi di sanzioni nell’ordine delle decine di miliardi di dollari, che per la necessaria campagna di richiami delle 580 mila vetture irregolari vendute negli Stati Uniti. In ballo ci sono gli equilibri dei bilanci economici imminenti e più in generale le prospettive di recupero di immagine della casa tedesca presso il mercato americano (e forse non soltanto lì).