BEI SOLDI - Uno stipendio da “favola” quello dell'ad della Ford Alan Mulally (nella foto) che nel 2009 ha guadagnato l'equivalente di oltre 13 milioni di euro. Niente a che vedere con i 70 milioni di euro che si ipotizza avesse guadagnato nel 2007 Wendelin Wiedeking, allora amministratore della Porsche, ma comunque niente male. Soprattutto se parliamo di una Casa che in questi ultimi anni ha avuto non pochi problemi.
L'HA PORTATA IN UTILE - Mulally è stato “premiato” per il buon andamento della Ford che nel 2009 ha avuto un utile di 2,7 miliardi di dollari dopo anni di perdite consistenti. L'incremento dello “stipendio” dell'amministratore riflette anche l'aumento del valore della singola azione Ford, passato dagli 8,5 dollari del 2006, quando annunciò un passivo di 12,7 miliardi di dollari, ai 13,99 di oggi.
UN PIANO BEN FATTO - Mulally è stato il vero “salvatore” della Ford. Chiamato da Bill Ford, pronipote del fondatore Enry Ford nel 2006, l'anno nero della Casa americana, è riuscito in un'impresa che sembrava impossibile. Mulally, che arrivava dalla Boeing (aerei), si assicurò un prestito di 23 miliardi di dollari, ipotecando gran parte delle proprietà dell'azienda per mettere in pratica il suo piano di risanamento e rinegoziò gli accordi con i sindacati per averne un vantaggio economico. Poi decise di concentrare le attenzioni solo sul marchio Ford, vendendo le altre Case (Aston Martin, Jaguar e Volvo) e di affrancarsi dalla totale dipendenza dai Suv pianificando una gamma di veicoli diversificata: da quelli ultra piccoli, ai piccoli, ai medi, ai Suv, facendo tesoro delle auto prodotte dalla divisione europea della Ford che ha “donato” al mercato americano la Fiesta e la Focus (dal 2011).
PREMIATA - Oggi la Casa che per prima ha sentito il vento della crisi nel 2006 è la prima ad uscirne senza la “umiliazione” di aver chiesto prestiti ai contribuenti americani che l'hanno premiata, a livello commerciale, anche per questo.

