DIESELGATE: FCA SULLA GRATICOLA - Neverending Dieselgate. Non finisce di produrre novità la vicenda americana degli scarichi manipolati con dispositivi elettronici al fine di avere analisi favorevoli nei test di omologazione. L’ultima news vede al centro il gruppo FCA e la sua marca RAM in particolare, per il pick-up 2500 e 3500 del periodo 2007-2012, mossi da motore diesel di 6,7 litri dell’americana Cummins. Al centro delle cronache legali-automobilistiche c’è infatti una class action promossa da clienti RAM attraverso lo studio legale Hagens Berman Sobol Shapiro LLP, al quale si deve la diffusione della notizia.
DUE SISTEMI NON CORRETTI - Le richieste degli acquirenti dei pick-up RAM in questione sono motivate con l’accusa dell’impiego sui veicoli di dispositivi irregolari, appunto volti a contenere le emissioni di ossidi di azoto durante i test di omologazione rispetto a quelle prodotte durante la marcia su strada. Secondo l’accusa i marchingegni illegali sarebbero due, di cui uno collocato nel filtro antiparticolato.
TUTTE LE ACCUSE DEL CASO - Sulla base delle accuse tecniche, la class action sostiene che la FCA e Cummins siano responsabili di occultamento fraudolento di informazioni, pubblicità mendace, con la violazione della norma federale sulla responsabilità oggettiva (utilizzata nelle vicende di criminalità organizzata) e le norme sulla protezione del consumatore. In particolare la denuncia sostiene che FCA e Cummins avrebbero intenzionalmente ingannato il pubblico comunicando livelli di emissioni non corretti e vendendo veicoli inquinanti. La class action si somma alla causa che le autorità americane per la tutela dell’ambiente hanno intentato contro la FCA per la stessa vicenda. Processo che è ancora in corso.