BEL TEMPO, NON CI VOLEVI - In queste settimane molte città italiane stanno facendo i conti con il problema dello smog, che raggiunge il picco nella stagione invernale per colpa dei trasporti e dei riscaldamenti. A peggiorare il tutto ci sono anche i lunghi periodi di bel tempo, in cui pioggia, neve e vento non “puliscono” l’aria inquinata e rendono lo smog persistente. Il problema è di quelli complessi e le amministrazioni hanno studiato soluzioni da mettere in pratica quando la qualità dell’aria supera i livelli di guardia, fissando una temperatura media per i riscaldamenti negli edifici (domestici, pubblici, commerciali) e istituendo blocchi alla circolazione, con l’intento di fermare le auto che emettono maggiori quantità di particolato (PM10).
A ROMA SI FERMANO LE EURO 6 - Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto si sono accordate nel 2017 al fine di introdurre le stesse misure per il miglioramento della qualità dell’aria, che prevedono interventi strutturali e altri d’emergenza: nei giorni in cui lo smog è ai massimi livelli non possono circolare le auto diesel Euro 4. Torino va oltre e arriva a bloccare pure i diesel Euro 5. Molto si è discusso anche della scelta del Comune di Roma, che dal 14 gennaio sta bloccando nei giorni lavorativi persino le auto con i recenti diesel Euro 6, dotati di moderni sistemi per l’abbattimento dei fumi allo scarico che riducono sensibilmente le emissioni di particolato. Il blocco dei diesel Euro 6 a Roma è una misura d’emergenza, ma la Capitale aveva già dato un segnale annunciando di volerli fermare nel corso delle Domeniche Ecologiche (il 9 gennaio, il 9 e 23 febbraio, il 29 marzo).
NEL MIRINO IL RISCALDAMENTO - Ma cos’è il particolato PM10? Il PM10 è formato da particelle di dimensioni uguali o inferiori a 10 millesimi di millimetro, talmente fini da raggiungere l’apparato respiratorio e provocare gravi problemi alla salute. Vengono prodotte per lo più durante la combustione del carburante, sia dei veicoli sia degli impianti di riscaldamento. Ma quali sono le fonti del PM10? Ce lo dice il XIV Rapporto Qualità dell’ambiente urbano dell'ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, QUI la ricerca completa), che considera i dati raccolti in 120 città italiane nel 2015 e il paragona con quelli del 2005. Dalla ricerca, considerando il dato a livello nazionale, emerge che la quantità di PM10 nell’aria si è ridotta del 19% passando da 45.000 a 36.000 tonnellate, il 58% delle quali è generato dai riscaldamenti. Se nel 2005 le caldaie e gli altri impianti di riscaldamento producevano 14.000 tonnellate di PM10, nel 2015 ne emettevano oltre 21.000. I trasporti, complici i progressi compiuti, sono scesi da 13.000 a 7.000 tonnellate. Se consideriamo il dato locale, per esempio la citata Milano ha dimezzato le emissioni legate al traffico stradale, passate da da 945 a 487 tonnellate l’anno di PM10 emesse, ma ha visto crescere quelle dovute alle caldaie, passate da 693 a 882. Roma ha visto invece un calo del 50% del particolato emesso dai veicoli e un incremento del 50% di quello delle caldaie, che è arrivato a superare le 3.000 tonnellate l’anno.