All’indomani dell’ufficializzazione del “pacchetto Automotive” da parte della Commissione Europea (qui per saperne di più) arrivano le reazioni da parte del mondo dell’auto. I pareri sono tutt’altro che unanimi, in particolare sulla riduzione dal 100 al 90% delle emissioni nel 2035, con il 10% rimanente riservato e veicoli alimentati con e-fuel e biocarburanti. Se infatti dalla BMW e dalla Mercedes si giudica positivamente il passo compiuto nella direzione di una maggiore flessibilità e verso la neutralità tecnologica, da Stellantis arrivano invece giudizi più critici, affermando che “le proposte non affrontano in modo significativo i problemi che il settore vive in questo momento”. In particolare, il gruppo guidato da Antonio Filosa è convinto che il pacchetto non riesca a fornire “una traiettoria praticabile per il segmento dei veicoli commerciali leggeri, che si trova in una situazione critica, né le flessibilità richieste dal settore delle autovetture entro il 2030”.
Dalla Germania la Volkswagen pare soddisfatta della “proposta pragmatica” della Commissione europea, giudicando i nuovi obiettivi di CO2 nel complesso “economicamente validi”.
Di segno completamente opposto, anche se per motivi diversi rispetto a quelli di Stellantis, è l’opinione della Volvo: la casa svedese ritiene che l’indebolimento degli impegni a lungo termine rischi di minare la competitività dell’Europa negli anni a venire. “Volvo Cars ha creato un portafoglio completo di veicoli elettrici in meno di dieci anni. Se possiamo farlo noi, possono farlo anche gli altri”, hanno commentato piccati a Göteborg.
Resta più neutrale l’Acea, l’associazione dei costruttori europei, che guarda “al primo passo verso la creazione di un percorso più pragmatico e flessibile” verso la decarbonizzazione ma allo stesso tempo promette di analizzare il pacchetto e collaborare con i legislatori “per rafforzare in modo decisivo le proposte”.
Nell’ottica di aumentare la quota di auto elettriche senza imporle al mercato, sono state accolte invece con generale favore le proposte di sostegno alle compatte elettriche, le cosiddette e-car, e per le flotte. In particolare il Gruppo Renault sottolinea “l’enfasi posta sulla necessità di accelerare l’adozione dei veicoli elettrici, sia attraverso l’introduzione di una categoria di piccole automobili a batteria inferiori a 4,2 metri, sia attraverso un’iniziativa europea per rendere più ecologiche le flotte”.

Della stessa opinione anche la Volkswagen: “Il fatto che in futuro i piccoli veicoli elettrici riceveranno un sostegno speciale è molto positivo. Aprire il mercato ai veicoli con motore a combustione compensando al tempo stesso le emissioni è pragmatico e in linea con le condizioni di mercato”.
Non sono mancate anche voci completamente contrarie alle proposte del governo europeo, come quella di Chris Heron, segretario generale di E-Mobility Europe, che ha dichiarato: “Riaprendo la porta agli ibridi plug-in e ai biocarburanti non scalabili, rallentiamo in una gara globale altamente competitiva. Il futuro dei trasporti è elettrico; la questione è se l’Europa li costruirà o li importerà”. Riscrivendo le regole, “la Commissione Europea sta minando la fiducia nelle proprie normative e scommettendo sul futuro economico dell’Europa”, gli ha fatto eco Ben Nelmes, ceo della ONG New Automotive.
Piena soddisfazione arriva invece dai rappresentanti della politica, in particolare di Italia e Germania, Paesi in prima linea per la riscrittura delle regole. Secondo il ministro degli esteri Antonio Tajani, l’aver tolto il divieto dei motori a combustione dal 2035 è “una scelta che tutela 70.000 posti di lavoro solo in Italia”. Il governo dice “sì alla tutela dell’ambiente, ma salvaguardando sempre la dignità dell’individuo, di chi fa affari e crea posti di lavoro”. Il cancelliere tedesco Friedrich Merz rivendica il ruolo del suo esecutivo nel cambio di direzione della Commissione: “Una maggiore apertura alla tecnologia e una maggiore flessibilità sono misure giuste da adottare per allineare meglio gli obiettivi climatici, le realtà del mercato, le imprese e i posti di lavoro”.




















































































































































