L’Italia resta al centro della visione strategica di Stellantis: lo ha ribadito Antonio Filosa, ceo del gruppo, durante l’incontro con i sindacati che si è svolto ieri a Mirafiori (nella foto sopra). Il numero uno del gruppo ha anche annunciando che nello stabilimento torinese, a partire dal prossimo febbraio, verranno creati altri 400 posti di lavoro per sostenere la produzione della nuova Fiat 500 ibrida, che comincerà ad essere assemblata a novembre.
La citycar e la nuova Jeep Compass, la cui produzione inizierà nelle prossime settimane a Melfi, hanno un ruolo fondamentale nel Piano Italia promesso alla fine dello scorso anno (qui la notizia). Un piano che è “solido e confermato”, ha sottolineato Filosa, secondo il quale si sta rispettando la tabella di marcia annunciata.
Se le nuove produzioni a Mirafiori e Melfi sembrano portare nuovo ossigeno agli impianti, a Cassino le cose sembrano più stagnanti, a causa del rinvio della produzione delle nuove Alfa Romeo Stelvio e Giulia. “È chiaro che abbiamo sempre uno sguardo rivolto alla realtà del mercato”, hanno detto i vertici di Stellantis. Così si spiega il ritardo dei nuovi modelli basati sulla piattaforma STL Large, inizialmente previsti unicamente come puramente elettrici, ma su cui ora si sta lavorando per avere un’offerta multi-energia: “Lo stiamo facendo proprio per assicurare un futuro stabile all’impianto”.
Sulla gigafactory di batteria a Termoli invece sarà necessario aspettare che ACC valuti i piani di investimento per l’Italia: Stellantis attende una decisione a riguardo entro la fine del 2025.
Filosa è anche tornato a chiedere all’Europa una revisione della regolamentazione, assicurando di essere al lavoro insieme all’ACEA e alla Commissione per ottenere questo obiettivo collettivo. “Aver imposto obiettivi cosi stringenti in un così breve lasso di tempo ha spiazzato sia la domanda che l’offerta. Dobbiamo cambiare le regole per riuscire a offrire ai nostri clienti l'intera gamma di veicoli che desiderano e che possono acquistare: solo così sarà possibile rilanciare la produzione”, ha detto il ceo di Stellantis.
Quel che serve, secondo Filosa, non è quindi una transizione forzata ma la neutralità tecnologica, insieme a “misure che incoraggino il rinnovo del parco auto” e a sostegno delle auto piccole. Per fare tutto questo il capo di Stellantis ha chiesto il supporto di tutti gli stakeholder e in particolare delle organizzazioni sindacali, a partire da quelle italiane.
Sindacati che non sembrano particolarmente rassicurati dalle parole di Filosa: “La situazione di Stellantis in Italia ci consegna un quadro che necessita di un vero e proprio testa coda per invertire la direzione degli ultimi anni che a oggi non c’è stato”, dice in una nota la Fiom-Cgil. Sono positive le assunzioni di 400 lavoratori a Mirafiori, “ma negli altri stabilimenti nessun segnale di rigenerazione dell’occupazione a partire dagli enti centrali”. La Fiom chiede a Stellantis investimenti sul Vecchio Continente “perché con i dazi il mercato sarà ormai solo europeo vista la chiusura dello sbocco negli USA”.
Più positiva la Uilm, che confida che le nuove vetture ibride possano “rappresentare un punto di partenza per la ripresa degli stabilimenti Stellantis in Italia”. Tuttavia “siamo solo all’inizio di un percorso assai difficile, che dipende in parte da Stellantis, ma in parte anche dalla correzione di quelle politiche europee che stanno distruggendo l’industria senza purtroppo salvare l’ambiente”.






































