APPENA 350 AL MESE - In tutta l’India attualmente circolano approssimativamente 70.000 Tata Nano. Considerando che è stata lanciata nell’aprile 2009, ne sono state vendute circa 350 3500 auto al mese; poche in un paese di oltre un miliardo di abitanti e in forte espansione economica; poche per un’auto che aveva creato grande attesa (i pre-ordini erano stati tali da costringere la casa ad assegnare le prime vetture mediante una lotteria).
FUOCO E FIAMME - A pesare sulle vendite, sicuramente è stato l’avvio difficoltoso della produzione, con lo spostamento delle linee dal Bengala al Gujarat (a causa di tensioni sociali), al quale sono seguiti problemi distributivi. Solo recentemente, la Tata è arrivata a “coprire” tutti i 28 stati indiani, con 874 concessionari; ma anche così la situazione non è migliorata granché: a novembre, in tutta l’India ci sono state appena 509 immatricolazioni di Nano (-85% rispetto a un anno prima). Inoltre, non hanno aiutato gli episodi di autocombustione: è capitato che alcune Nano abbiano improvvisamente preso fuoco da sole.
NON È IL SIMBOLO DEL BENESSERE - La principale ragione dell’insuccesso, però, potrebbe essere più profonda. Questo modello Tata non riesce a conquistare né le classi più povere né tanto meno quelle che si stanno arricchendo col boom economico. Infatti, il prezzo di circa 2.000 euro è sensibilmente più alto di quello di uno scooter o di un furgoncino (i mezzi di trasporto più popolari nel paese asiatico), mentre le ridotte dimensioni (l’auto è lunga appena 310 cm) non rendono appetibile la vettura per le famiglie numerose, neppure se “benestanti”; non parliamo poi di quei clienti che in un’auto cercano soprattutto uno strumento per esibire il loro successo.