AVVELENAMENTO DA… POLEMICHE - Non si placa la polemica conseguente alle notizie giornalistiche che hanno svelato come i laboratori di ricerca finanziati dall’industria dell’auto tedesca abbiano svolto prove sulla dannosità degli ossidi di azoto (NO2) su scimmie (qui la news) ed esseri umani (qui la news). Vediamo di fare chiarezza su cosa è realmente successo, soprattutto nel secondo caso. Anzitutto i soggetti interessati. Al centro di tutto c’è l’EUGT (European Research Association for the Environment and Health in the Transport Sector) un ente emanazione dei tre costruttori tedeschi BMW, Mercedes e Volkswagen che è stato sciolto nel 2017.
DANNOSITÀ DEGLI NO2 - I test sotto accusa sono due: quelli svolti per incarico dell’EUGT utilizzando una decina di scimmie da un laboratorio di Albuquerque, negli Stati Uniti, e quelli avvenuti, sempre per mandato dell’EUGT, in una clinica universitaria della città tedesca di Aachen (Aquisgrana) che hanno visto 25 persone nel ruolo di cavie. Dunque si è trattato di cose diverse, con scopi diversi. In particolare, nel caso della seconda serie di test, quelli effettuati ad Aquisgrana, si trattava di verificare la dannosità dell’NO2, noto come irritante delle vie respiratorie, sulle persone che debbono lavorare attorno alle automobili, in fabbrica o nelle officine di autoriparazione. I test sotto accusa si sono svolti prima dell’esplodere dello scandalo Dieselgate: nel 2014 quelli di Albuquerque e tra il 2013 e 2014 le prove di Aquisgrana. Come si ricorderà, lo scandalo poi chiamato Dieselgate venne alla luce a metà settembre del 2015.
COME SI SONO SVOLTI - Per quanto concerne i test con esseri umani, il documento che sintetizza la ricerca e gli esiti emersi (nel link qui sotto), precisa che sono stati utilizzate 25 persone perfettamente sane, quasi tutte studenti, 19 maschi e 6 femmine. Durante quattro settimane, per una volta a settimana sono stati posti in un una stanza nella quale una certa quantità di NO2 è stata mischiata all’aria attraverso l’impianto di ventilazione, in quantitativi crescenti (da 0 a 1,5 ppm), per 3 ore continue ogni test. Ogni volta i soggetti hanno anche compiuto dieci minuti di esercizi fisici per accentuare la necessità di attività respiratoria. La relazione stilata dall’istituto di ricerca e diffusa nei giorni scorsi, dopo aver affermato che ebbe l’approvazione del comitato etico dell’università di Aquisgrana, esamina le diverse risultanze del test, in pratica tutte negative circa la nocività di quanto inalato dai soggetti.