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Con Testadoro l’auto diventa arte

Pubblicato 21 marzo 2023

Per sei mesi, in una mostra-performance al Museo Nazionale dell’Automobile di Torino, gli artigiani della Testadoro modelleranno le forme di una barchetta in stile anni ’50.

Con Testadoro l’auto diventa arte

UN’ARTE DA CUSTODIRE E TRAMANDARE - Prima ancora che un mestiere, un’arte. Da custodire gelosamente, assorbire in ogni sua sfumatura e tramandare alle nuove generazioni. Quella del battilastra, chiuso dal mattino alla sera in officine semi-buie dove le martellate sulle lamiere risuonano senza tregua alla perenne ricerca della forma perfetta, non è una vita semplice. Ma sa regalare soddisfazioni enormi, difficili da misurare persino utilizzando il metro della passione. Ne sa qualcosa l’artista piemontese classe ’71 Dario Pasqualini (nella foto qui sotto), artefice, nel 2019, della rinascita dello storico marchio Testadoro: quattro anni appena di attività, dal 1946 al 1949, e nove automobili da corsa, in una Torino in cui, all’ombra della Fiat, le piccole carrozzerie e officine meccaniche proliferavano in tutta la città.

BATTILASTRA ALL’OPERA - Dopo aver squarciato il velo dell’oblio sulla Testadoro, rinata ufficialmente lo scorso anno con la Barchetta 1951 (qui per saperne di più), Pasqualini ha deciso di ampliare gli orizzonti del suo progetto. Che consiste nel riprodurre fedelmente, in esemplare unico, ognuno dei nove modelli costruiti negli anni ’40 dal marchio torinese da lui riportato in vita, ma non tralascia di promuovere e diffondere la cultura automobilistica di quegli anni, fatta di artigianalità e di saperi che non possono rischiare di andare perduti. Con questo obiettivo, il Museo Nazionale dell’Automobile di Torino inaugura un nuovo corner nel quale, da oggi e per i prossimi sei mesi, i visitatori potranno assistere passo passo alla creazione della Testadoro Essenziale, una filante barchetta in stile anni ’50 modellata con le nude mani sulla base meccanica di una BMW Z4 a sei cilindri.

UN MESTIERE CHE DEVE CONTINUARE A VIVERE - L’idea è quella di ricreare, nello “spirito” e nei suoi aspetti più funzionali, l’ambiente di una tipica “boita” torinese, raccontando al pubblico i segreti di un mestiere antico e affascinante, il cui valore artistico è talmente elevato da superare il concetto di modernità, consentendogli di sopravvivere anche nell’era dei computer e della fibra di carbonio. Su due grandi banchi di lavoro in legno provvisti di tutti gli attrezzi del mestiere - dai martelli ai tassi, alle leve - si alterneranno con cadenza settimanale modellisti e battilastra. Nel riavvolgere il nastro del tempo, la mostra-performance si rivolge con particolare attenzione agli appassionati più giovani. Per preservare la dimensione artistica dell’automobile, ci sarà un gran bisogno di loro, quando gli ultimi artigiani dai capelli bianchi avranno passato il testimone e decideranno di chiudere la cassetta degli attrezzi per godersi un po’ di meritato riposo. Anche se, certi mestieri, come il più prezioso dei doni, non si abbandonano mai…



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