La Mazda CX-30 è una crossover media, derivata dalla berlina 3. La linea è elegante, con finestrini piccoli, fiancate prive di nervature e parte posteriore rastremata; molto estese le protezioni in plastica nera che contornano la parte inferiore della carrozzeria. Proposta con la trazione anteriore o integrale, e con cambio manuale o automatico, ha interni discretamente ampi per la categoria, bagagliaio incluso. La plancia, sinuosa, vanta forme classiche ma non banali, e comprende un cruscotto con tre grandi quadranti. Quello al centro è digitale; facile la leggibilità, come pure è agevole la gestione degli altri comandi. Le bocchette del "clima", però, non sono il massimo della praticità e il sistema multimediale si azionerebbe più rapidamente con uno schermo di tipo “touch” (invece della manopola nel tunnel). In generale le finiture sono di buon livello, con particolari molto curati (citiamo il volante e il "clima") e qualche dettaglio economico (come il cassetto nella plancia). Una volta partiti la CX-30 si mostra comoda e sempre affidabile; discreta la maneggevolezza. La scelta è fra tre motori ibridi "leggeri" a benzina, senza turbo. I 2.0-G con 122 CV oppure 150 spingono con regolarità a tutti i regimi, ma la potenza esce per davvero solo a quelli medio-alti; il cambio manuale (ben manovrabile) va usato con frequenza per viaggiare con brio. C'è poi l'innovativo 2.0-X, nel quale la combustione avviene per compressione, come nei diesel: una caratteristica che garantisce consumi lievemente più bassi e 186 cavalli. In effetti le prestazioni sono un po' superiori, ma alla guida offre sensazioni simili a quelle della versione da 122 CV: occorre sfruttare le marce basse per ottenere il meglio. Quanto alla dotazione, tutte le CX-30 sono generose.