BOULLIER RIDIMENSIONATO - Che il 2015 sia stato un annus horribilis per la McLaren Formula 1 è un dato di fatto: la crisi tecnica derivante dall’adozione della nuova power unit Honda è stata evidente, portando a un risultato finale di 27 punti racimolati e al nono posto nella classifica costruttori, appena davanti alla derelitta Manor. Erano in molti a scommettere che questo inverno sarebbe successo qualcosa sull’asse Giappone-Inghilterra, magari con la sostituzione del responsabile motori Yasuhisa Arai, ed effettivamente qualcosa è accaduto: dalla Volkswagen è arrivato Jost Capito, con la carica di CEO di McLaren Racing.
DAI RALLY - Di fatto, la nomina di Jost Capito - un’esperienza pressoché sterminata nel motorsport, con l’ultimo incarico nel WRC, dove la Polo ha praticamente ucciso il campionato nelle ultime tre stagioni - comporta il ridimensionamento di Eric Boullier. Non a livello formale, certo, ma il fatto che il francese lavorerà “a stretto contatto con Capito” (questa la nota McLaren) riferendo al boss Ron Dennis, amministratore delegato del McLaren Group, è la cartina al tornasole di una situazione chiara: la Honda prosegue con il proprio assetto, mentre è il partner inglese a cambiare. Non è tuttavia una posizione predominante, quella della Honda: il veto di Dennis alla fornitura delle power unit nipponiche per la Red Bull quest’inverno, infatti, sembra porre in sostanziale equilibrio i rapporti di forza.
A sinistra Jost Capito, nuovo responsabile della McLaren Racing, nella foto a destra Eric Boullier.
ARAI RESTA - La Honda non molla, quindi: il fatto che Arai rimanga a capo del progetto della power unit è significativo, e tocca a lui colmare il gap mancante verso i migliori concorrenti. L’indirizzo tecnico pare possa passare attraverso un turbocompressore maggiorato, in grado di fare lavorare meglio la MGU-H da 120 kW. Proprio quest’ultimo componente si è rivelato il più problematico nel corso del 2015: secondo le stime dell’autorevole AS, infatti, il gap della power unit è stato di circa 230 CV - 70 ascrivibili al motore termico e più di 160 al sistema di recupero dell’energia. Che ha funzionato a mezzo servizio, in pratica: a volte ha fornito la spinta supplementare cui è demandato, a volte no. Obiettivo del 2016, quindi, è la costanza prestazionale della power unit: un aspetto legato a filo doppio all’affidabilità, cronicamente mancata nel 2015. Starà a Capito (non il primo uomo proveniente dai rally a finire in Formula 1: l’esempio più eclatante è stato Jean Todt) coordinare tutto, il che non è un’opera semplice. Nel frattempo, i test pneumatici svolti con la Pirelli al Paul Ricard hanno portato a un Vandoorne - terzo pilota McLaren - inizialmente veloce ma poi rallentato da problemi tecnici. Un brutto viatico? No, uno strascico del 2015, vista la configurazione della McLaren.