PIU’ CHIAREZZA - Un arbitro di calcio che fischia un rigore due minuti dopo lo sgambetto. Riuscite a immaginarlo? Anzi, meglio: un arbitro che dopo due minuti dice al difensore “guarda, secondo me hai fatto fallo”, e solo quando l’avversario è già negli spogliatoi si decide finalmente a punire il fallaccio. Espellendo metà squadra. Ok, va bene, la Formula 1 non è il calcio, ha tempi diversi e regolamenti infinitamente più complicati, complessi da gestire. Ma ammetterete che dopo quello che si è visto, e sentito, fra Valencia e Silverstone un po’ di insofferenza è lecita. Lo sport, tutto lo sport, sta cambiando, si sta tecnologizzando, ed è paradossale che il più tecnologico di tutti gli sport, la Formula 1 appunto, sconti procedure farraginose e poco trasparenti, decisioni ambigue, opache, lente, che aprono praterie infinite alle polemiche, alle accuse reciproche, alle ipotesi di complotti più o meno verosimili.
FIA NON INDIETREGGIA - L’affaire Alonso-Kubica (foto in alto) di Silverstone ha scatenato un putiferio. La decisione “ritardata” di punire con un drive-through il pilota di Maranello ha aperto il flacone dei veleni. La Ferrari ha presentato la sua ricostruzione dei fatti, secondo la quale il primo avviso di Charlie Whiting sull’opportunità di fermare Alonso è arrivato troppo tardi, un minuto e 55 secondi dopo il discusso taglio della chicane, e la penalità addirittura a babbo morto, cioè quando Kubica si era già ritirato. Che bisogno c’è di risarcire un avversario che si è ritirato per conto suo? “No damn, no fault”, niente danno niente colpa, direbbero gli americani. La FIA dal canto suo negli ultimi giorni ha difeso Whiting e i commissari, sostenendo che tutto era stato già chiarito e che la ricostruzione di Maranello non aggiunge nulla ai fatti. Anche perché una penalità, a chi fa il furbetto, va comunque comminata, e il regolamento in casi come quello prevede appunto il passaggio ai box.

Alsonso (a sinistra) insieme a Domenicali, direttore sportivo della Scuderia Ferrari.
DUE PARTITI - Resta il dubbio su quali siano state le vere parole dette da Whiting al muretto Ferrari, se quelle riferite dopo la gara alla stampa o quelle riferite dal diessse della Ferrari Massimo Rivola. La verità? Chissà se la sapremo mai. Nella palude del dubbio però crescono arie malsane, e marcisce la fiducia nell’imparzialità del giudizio. Come al solito si sono già formati due partiti. Gli innocentisti, secondo i quali la Ferrari quest’anno non ne imbrocca una, né in pista né al muretto, e deve piangere i propri errori più che lamentarsi delle influenze esterne. E i colpevolisti, per cui la Scuderia italiana è bersagliata dal livore degli “inglesi”, che per anni hanno subito le vittorie italiane (e per qualcuno anche i favoritismi, tecnici e politici, che sarebbero stati concessi alle Rosse) e che ora cerca vendetta. Tollerando le malefatte di Hamilton e punendo i peccati veniali di Alonso, manovrando nelle zone grigie dei regolamenti, nei tempi morti che nessuno può controllare: rallentando o anticipando una decisione si può influenzare una gara, come le vicende di Valencia e di Silverstone hanno dimostrato.
TODT STATICO - E il ruolo nella vicenda di Jean Todt, oggi grande boss della FIA dopo essersi lasciato non proprio nel migliore dei modi con la Ferrari, apre altri scenari per chi è abituato a pensar male. Tutte supposizioni, nessuna certezza. Servirebbe un po’ di “glasnost”, di trasparenza, e magari un’accelerata nelle procedure. Stefano Domenicali, il capo della gestione sportiva Ferrari, da un lato ha ammesso gli errori del suo team (“Nelle qualifiche in Malesia, quando siamo rimasti ai box mentre pioveva. E a Valencia, richiamando Massa ai box insieme a Fernando”), dall’altra a Silverstone ha fatto trapelare le proprie perplessità, e ha rivelato che una modifica del regolamento è già in discussione: “Se i commissari non intervengono dopo 3-4 curve, un giro al massimo, la manovra si riterrà corretta”. Perché alla fine dei conti la regola d’oro è sempre quella: una giustizia troppo lenta non è giustizia. Specie nello sport più veloce del mondo.




