TRE COLORI “IN FUMO” - Sotto la lente d’ingrandimento sono finiti i grandi codici a barre rossi, bianchi e neri delle monoposto Ferrari e delle tute dei suoi piloti: non sarebbero un semplice esercizio grafico ma un vero e proprio messaggio subliminale, per richiamare alla mente la parte bassa dei pacchetti di sigarette della famosa marca che fa capo alla Philip Morris.
CI PENSAVANO DA ANNI - Le accuse vengono dall’Inghilterra e trovano spazio sulle pagine del quotidiano Times, che ha anche intervistato alcuni esperti in materia. Gerard Hastings, direttore del Centro per le ricerche sul controllo del tabacco, è convinto che si tratti di pubblicità e si chiede “perché proprio un codice a barre? Qual è la motivazione?”. Frank Dobson, ministro alla Salute fra il 1997 e il 1999, ricorda invece che “le aziende del tabacco hanno studiato per anni come riuscire a fare ugualmente pubblicità in caso di divieto”. E questo è proprio il caso: è del 2003 la direttiva dell’Unione europea che vieta alle multinazionali delle sigarette di farsi pubblicità.
LE AUTORITÀ INDAGANO - Alla vigilia della prima tappa europea della stagione di Formula 1 (in Spagna il 9 maggio), un portavoce del Commissario alla Salute pubblica della Ue avrebbe inoltre sollecitato le autorità iberiche a indagare sul caso. Analoghi provvedimenti dovrebbero essere presi da quelle britanniche, anche considerando che nel Regno Unito il divieto totale di pubblicità al tabacco è in vigore già da otto anni.
È SOLO ESTETICA - Da Maranello ribattono: “Il codice a barre è parte della livrea dell’auto, non si inquadra in una campagna pubblicitaria subliminale”. Inoltre, contestano le cifre pubblicate dal Times (750 milioni di euro da parte della Philip Morris alla Ferrari) per la sponsorizzazione 2005-2011 della Scuderia.
TUTTO IN REGOLA - E il Cavallino rincara la dose: “La nostra partnership si concretizza ormai solamente in alcune iniziative, come visite alla fabbrica da parte dei suoi clienti, incontri con i piloti, produzione di merchandising, il tutto nel pieno rispetto delle leggi dei vari Paesi. Nessun logo o marchio appare sulle monoposto dal 2007, anche in quelle nazioni in cui le normative lo consentirebbero”.