FRATELLI COLTELLI - In uno sport individuale come la Formula 1, è quasi naturale comporre ciclicamente coppie di piloti in cui uno è di troppo: basta che il talento sia simile e pari all'ambizione per avere - dal punto di vista del team - per le mani un'arma a doppio taglio. La coppia Rosberg-Hamilton (foto qui sopra, in ordine di classifica Mondiale, beninteso) non è ancora all'altezza di quelle, leggendarie, composte da Prost e Senna, Piquet e Mansell, Jones e Reutemann: varie facce della stessa medaglia che hanno portato, man mano, a fratture inevitabili, Mondiali persi contro ogni previsione. Emblematico il 1986, quando i due galli nel pollaio Williams-Honda servirono un Mondiale a Prost sul classico piatto d'argento; ma nel 1981, fu Piquet a sfruttare la rivalità tra il Gaucho Triste e lo scorbutico australiano. La sintesi? Il compagno di squadra è il primo dei rivali. Da sempre, anche da prima che il commendator Ferrari sintetizzasse il concetto in una celebre massima.
HAMILTON ATTACCA - “Io e Nico? Siamo compagni di squadra, e lo saremo sempre”. Parola di Lewis Hamilton, che - anche nel giorno della vittoria - non mostra certo clemenza nei confronti del compagno di squadra. Il vincitore del Gp di Monza 2014 ha così riassunto la propria grande giornata ai microfoni dell'estemporaneo padrone di casa Jean Alesi, che lo ha intervistato sul podio: “Mi congratulo con la squadra che voleva fare una doppietta e ci siamo riusciti. La corsa è stata difficile, in partenza ho avuto un problema strano, ma per fortuna non ho perso troppe posizioni. Poi ho lottato con Felipe Massa ed è stata una lotta corretta. Il duello con Rosberg? Mi è stato detto di restare un po' indietro e aspettare fino alla fine, ma dovevo spingere subito perché dopo le gomme sarebbero state alla frutta. La macchina andava bene, ero vicino e ho spinto”.
ROSBERG GLISSA - Non è stato certo un attacco frontale, quello di Hamilton, quanto una semplice (si fa per dire) frecciata. Che, a dire il vero, ha avuto più il sapore di stilettata. Rosberg, fischiato sul podio come a Spa, ha sorvolato, scegliendo la via dei complimenti al compagno di squadra: “Lewis ha fatto una grande gara e meritato la vittoria. Non sono contento: ho sbagliato, devo fare uno sforzo per dire che non è un disastro e che ho perso solo sette punti. Lewis era molto veloce alle mie spalle e io dovevo cercare di accelerare il mio passo e ho fatto questi errori. In quel punto, se blocchi, spiattelli le gomme; per questo ho tirato dritto. I fischi? Saranno i tifosi di Lewis, che ne ha tanti. Capisco. È sempre brutto, spero che col tempo accettino e dimentichino”. Ogni riferimento a Spa non è puramente casuale: da qui alla consegna dell'iride si prevedono sei puntate di una guerra fratricida, come nel più classico dei copioni che assegni il titolo alla Mercedes. Sempre che un Ricciardo mai così forte come in quest'ultimo periodo non riesca a siglare una clamorosa beffa ai danni dei due litiganti.